Terra bruciata intorno all’evaso Riella
Denunce, droga e sequestro di due fucili

Gravedona: da tre mesi e 14 giorni si nasconde tra i boschi dell’Alto Lago, ma la caccia continua. Controlli dei carabinieri che passano al setaccio appartamenti e casolari

Non se ne parla più da qualche giorno, eppure non è che le operazioni di ricerca dell’evaso Massimo Riella, 48 anni, in queste settimane si siano fermate. Anzi. La dimostrazione arriva dalle perquisizioni che i carabinieri della compagnia di Menaggio hanno compiuto di recente, in una sorta di “terra bruciata” che giorno dopo giorno viene fatta attorno all’uomo evaso lo scorso sabato 12 marzo dopo aver ottenuto - con una scusa - il permesso per andare a fare visita alla tomba della madre.

Solo questa settimana – in quanto sospettate di favoreggiamento personale o comunque di conoscere elementi utili alle indagini – sono state controllate 38 persone e fermati 55 veicoli, mentre sono stati passati al setaccio ben 9 tra appartamenti e casolari abbandonati nei comuni dell’Altolago. In uno di questi, nel territorio comunale di Stazzona, i militari dell’Arma hanno ritrovato due fucili da caccia che erano stati rubati a San Siro, e anche mezzo chilo di marijuana.

Insomma, la sensazione è che i carabinieri non vogliano “consegnarsi” alla fretta, preferendo al contrario lavorare giorno dopo giorno sia nell’accerchiare virtualmente Riella e tutti quelli che lo aiutano, sia in contemporanea – approfittando dei pattugliamenti serrati – nello sgominare altre attività illecite come quelle legate allo spaccio della droga nei comuni dell’Altolago.

In chiusura, le operazioni di ricerca del fuggiasco più famoso della provincia di Como, hanno portato anche al sequestro di una moto, al ritiro di due patenti e al sequestro di una carta di circolazione. La sensazione è che queste verifiche continue possano continuare anche nelle prossime ore. Uno stillicidio quotidiano per chi in queste settimane ha aiutato Riella, fiancheggiatori che sono già da tempo nel mirino della procura che segue il tutto dal sesto piano del palazzo di giustizia di Como. (M. Pev.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA