Tra scuole e Rsa sono 14 i nuovi focolai
Chiuso anche l’hospice al San Martino

Coronavirus, seconda ondata: contagi nella struttura al San Martino ,coinvolti anche il Valduce e la casa di riposo di Bregnano - Stop precauzionale per due casi al nido di via Giussani

Quattordici nuovi focolai in provincia di Como e decine ancora “attivi”, con circa 200 persone coinvolte in tutto.

La mappa del contagio è di nuovo rossa in Lombardia, nel nostro territorio sono stati individuati diversi cluster, i più numerosi riguardano ambienti familiari, cene tra amici, ma sono segnalati anche dei contagi di gruppo nella Rsa di Bregnano, all’ospedale Valduce, in diversi istituti scolastici, mentre in città hanno chiuso l’hospice San Martino e l’asilo Caravella di via Giussani.

Non si tratta necessariamente di situazioni che riguardano grandi gruppi di persone: per focolaio s’intende un contagio avvenuto in gruppi che vivono in ambienti e comunità ristrette, possono coinvolgere anche poche persone, non per forza centinaia.

In totale i focolai tracciati da febbraio nel territorio dell’Ats Insubria sono 131, una cinquantina nella nostra provincia dall’inizio della pandemia.

«Nel reparto quinto A come già noto quattro operatori erano contagiati – spiega il direttore sanitario del Valduce Claudio Zanon – come pure alcuni pazienti poi isolati. I sanitari stanno bene, aspettiamo fiduciosi il loro ritorno. Stiamo allestendo altri spazi per la cura del Covid cercando di assumere tanti nuovi infermieri, ne abbiamo bisogno. Un nostro problema è verificare la positività delle persone in arrivo al pronto soccorso, con le influenze comuni dobbiamo attendere a lungo i tamponi. Da settimana prossima quindi avremo dei test rapidi».

Nella vicina provincia di Varese sono segnalati micro focolai all’ospedale di Angera, di Luino, in due Rsa e in una comunità psichiatrica. A Como invece tra mercoledì e giovedì gli otto degenti presenti nell’hospice San Martino sono stati trasferiti d’urgenza in altri vicini centri dedicati alle cure palliative.

«Il focolaio per quanto ci è noto è nato da un operatore per un’infezione avvenuta all’esterno della struttura – spiega Jacopo Tagliabue, il direttore sanitario della cooperativa Paxme che gestisce l’hospice – seguendo i protocolli tutti e venti i sanitari sono stati isolati a casa dovendo fare i relativi test per la ricerca del Covid. Gli otto degenti invece sono stati distribuiti nei vicini centri per le cure palliative. Sicuramente tra i pazienti c’è almeno un caso positivo. Al momento restiamo chiusi, prima di riaprire attendiamo che il personale torni negativo».

È chiuso anche l’asilo comunale di via Giussani. Nei giorni scorsi due educatrici del nido Caravella hanno effettuato il tampone e giovedì sera hanno ricevuto l’esito positivo del test.

Ieri mattina infatti il nido era chiuso, erano in corso le sanificazioni. Le colleghe delle due educatrici spiegano di essere state messe in isolamento come pure i bambini e di essere in attesa di fare il test Covid.

Alla fine dello scorso mese un bambino dello stesso asilo era risultato positivo.

Il nido non aveva chiuso interamente, ma erano stati messi in isolamento i piccoli compagni della “bolla”, comprese le educatrici. Era stato uno dei primi casi Covid tra i minorenni della provincia nella seconda ondata della pandemia.

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