Trenord, cambia tutto
Pendolari in allarme:
«Il servizio peggiorerà»

Ieri l’annuncio del nuovo assetto societario, È la fine del matrimonio tra Fnm e Trenitalia

Trenord? Non esisterà più e probabilmente anche il nome sarà cambiato. A mettere fine al matrimonio tra Trenitalia, società delle Fs, e Fnm, il cui 57,57% è in capo alla Regione Lombardia e un 14,7% a Fs, e che insieme detengono il 50% ciascuna di Trenord, è stato il presidente Attilio Fontana. Lunedì sera Fontana ha incontrato Renato Mazzoncini, ad di Fs, e ieri mattina si è presentato in consiglio regionale per informare l’aula «sull’ipotesi di accordo per superare gli attuali assetti gestionali del servizio ferroviario regionale che attualmente fa capo a Trenord».

L’assemblea, ha annunciato Alessandro Fermi, dedicherà al tema una delle prime sedute di settembre. Fontana, e l’assessore Claudia Maria Terzi, lavorano per affidare il servizio ferroviario lombardo a due differenti imprese, una controllata da Fnm e una da Trenitalia. «Credo che non ci fossero alternative - ha spiegato il presidente alla stampa - L’unica soluzione è dividerci le tratte e gestire noi quelle che possiamo considerare suburbane e Trenitalia, invece, quelle di più lunga percorrenza».

Alla base del divorzio il fatto che le due società detenessero entrambe una quota uguale. «Trenitalia aveva delle necessità di carattere societario che o la Lombardia era disposta a cedere la gestione di Trenord o non potevano trovare una risposta» ha proseguito. Il nodo del contendere ruota tutto intorno a quel 50% in capo a Trenitalia e a Fnm. Alla pari e di conseguenza senza nessun comandante. .

In allarmei i pendolari. «Al di là di chi gestirà le tratte la responsabilità sarà sempre del presidente della Regione» rassicura Fontana che sottolinea come si vogliano «incentivare gli investimenti e creare competizione» per dare risposte. Le voci dei pendolari non si fanno attendere: «Nuova compagine societaria? Si potevano esercitare pressioni anche prima, a volerlo. E poi chi si occuperà dei mille problemi della rete (e non dei treni) ancora in capo a Rfi? - si chiede per esempio il comitato dei pendolari lecchesi, in attesa di una presa di posizione dei colleghi comaschi, che ieri non si sono espressi -. Il modello gestionale che la Regione sta studiando rischia di essere un passo indietro sull’efficienza di un servizio che è già di per sé imbarazzante».

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