Università, ci risiamo: fuga dei commissari per i bandi di assunzione

Insubria Appena nominati, si dimettono in due. Salta di nuovo il concorso per un posto da ricercatore, già finito sotto inchiesta. Non è piaciuto l’aver voluto aggirare il regolamento

La deroga orale al regolamento sulla composizione delle commissioni d’esame per i concorsi pubblici all’Insubria, evidentemente non è stata ritenuta una garanzia sufficiente. E così due dei tre membri, nominati appena tre settimane, della commissione chiamata a scegliere un ricercatore in storia contemporanea del Dipartimento di scienze umane di Como, si sono già dimessi. Uno dei concorsi già finito sotto la lente della Guardia di finanza e già saltato mesi fa per le dimissioni in massa dei professori chiamati a giudicare i candidati, salta per la seconda volta e sempre a causa della defezione da parte dei componenti della commissione d’esame.

La vicenda, in quanto tecnica, va raccontata nuovamente. L’8 luglio scorso, all’albo pretorio, è stato pubblicato il decreto rettorale di nomina dei commissari. Si scopre che la scelta cade, tra gli altri, su due professori che lavorano e insegnano nello stesso Ateneo, l’università di Bologna.

Il fatto è che, citando il regolamento dell’Insubria per il reclutamento dei ricercatori, «la commissione è composta da tre professori di ruolo di cui almeno uno di prima fascia, inquadrati nel settore concorsuale oggetto della selezione, appartenenti ai ruoli di atenei diversi tra loro». Il senso è chiaramente quello garantire una pluralità di teste non legate tra loro, così da assicurare la più ampia autonomia valutativa. Tradotto: evitiamo di mettere in imbarazzo un professore associato di fronte a una possibile diversa valutazione del suo professore ordinario nella medesima università. Ecco, l’8 luglio questo non è accaduto. I docenti scelti furono Patrizia Dogliani, ordinaria all’università di Bologna, componente designata dal consiglio di dipartimento del Disuit, Agostino Giovagnoli, ordinario alla Cattolica, e Giuliana Laschi, associata all’università di Bologna.

Saputo, forse, della scelta fatta in violazione al regolamento, il 19 luglio la professore Laschi ha rassegnato le sue dimissioni e tre giorni più tardi, il 22 luglio, anche il professor Giovagnoli ha fatto lo stesso (i decreti rettoriali sono stati pubblicati solo di recente). Risultato: commissione azzerata. Tutto, nuovamente, da rifare. E questo a dispetto del fatto che, non più tardi di pochi giorni fa, il professore di Filosofia teoretica dell’Insubria Paolo Musso, componente del Disuit, aveva spiegato: «Nel concorso per ricercatore a tempo determinato in Storia contemporanea, viste le dimissioni della commissione precedente, è stato complicato trovare i componenti. Due dei docenti che si sono resi disponibili lavorano all’università di Bologna. Considerando che è un ateneo molto grande e quindi anche i rapporti tra docenti sono meno stretti, abbiamo trasmesso la richiesta agli uffici competenti, i quali ci hanno concesso la deroga». Questo, evidentemente, non dov’essere stata ritenuta una garanzia sufficiente per i due commissari che hanno rassegnato in tempi record le proprie dimissioni. Dunque si riparte da zero, ancora una volta. Proprio come l’inverno scorso. Allora il sorteggio della commissione avvenne il 10 dicembre. Lo stesso giorno vengono anche sorteggiata la commissione giudicatrice per i posti da ricercatori in lingua e letteratura greca. Tutti posti afferenti al Disuit.

Per quanto riguarda il bando di Storia contemporanea, i commissari hanno cominciato i lavori di valutazione e redatto il verbale con i criteri di valutazione stessa. Dopo meno di tre settimane, la professoressa Daniela Preda, il professor Filippo Maria Giordano e la professoressa Maria Teresa Giusti (quest’ultima commissario designato dal Disuit) hanno formalizzato le loro dimissioni. I diretti interessati non hanno mai fornito una spiegazione ufficiale, ma fonti interne all’ateneo hanno fatto risalire la motivazione all’arrivo di una lettera anonima che ventilava già il nome del possibile vincitore. Inoltre alcuni docenti dell’ateneo, per esempio Giulio Facchetti e Giorgio La Rosa, in due interviste distinte a “La Provincia” hanno sottolineato come queste intromissioni dolose avessero turbato in maniera volontaria i concorsi. Le acque, nel Dipartimento di scienze umane, restano agitate. Mentre i consigli di disciplina si preparano a giudicare i professori del Disuit contro i quali il rettore ha chiesto provvedimenti di sospensione.

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