Via crucis, Cantoni ai giovani: «Siete lontani dalla Chiesa e dai suoi linguaggi, lo capisco ma mi addolora. Ripartiamo dal vostro esempio di amore per i poveri»

Chiesa Durante la via crucis del lunedì santo il cardinale ha rivolto ai giovani parole di incoraggiamento di fronte alle fatiche del presente: violenze tra minori, solitudini e dipendenze. «“I poveri mi hanno fatto cristiano” è la consolante testimonianza di un giovane che mi ha molto colpito»

Si è svolta ieri per le strade di Como la via crucis del lunedì santo cui hanno preso parte i giovani della diocesi comasca insieme al cardinale Cantoni. Proprio a questi giovani il vescovo di Como ha rivolto un discorso che ha toccato diversi temi di attualità che riguardano soprattutto le nuove generazioni: le dipendenze da droga e alcol, i disagi sociali e l’isolamento, nonché i difficili rapporti con le famiglie e in generale con le generazioni più anziane. L’intento di questo discorso però, come Monsignor Cantoni stesso ha spiegato, è stato di incoraggiamento e non di allarmismo: «Non voglio ritornare sui temi del disagio giovanile già noti, opportunamente descritti con molta precisione dai sociologi e dagli psicologi. Conosco bene gli allarmi che essi diffondono per i problemi che affliggono i giovani di oggi. Voglio tuttavia parlarvi come un padre che ha a cuore i suoi figli, molti dei quali trovo in sofferenza».

Violenze, bullismo e dipendenze: i mali di una generazione

Tra gli episodi che maggiormente hanno destato preoccupazione nel cardinale ci sono le violenze che hanno per protagonisti i minorenni, insieme ai fenomeni di bullismo sempre più diffusi. Alla base di tutto questo Cantoni addita una radice comune: la solitudine. «Giovani lasciati soli, spesso incompresi dalle loro famiglie, dagli adulti in genere, frustrati nella loro solitudine, incapaci di esprimere i sentimenti profondi dell’anima, senza prospettive serie di lavoro e quindi di futuro. Capisco, anche se non giustifico, le reazioni improprie di certuni, che vogliono buttar fuori ad ogni costo la loro rabbia, incapaci di reagire ai problemi e alle tensioni soffocate dentro e a lungo. Con nessuno, inoltre, la possibilità di confidarsi o almeno di confrontarsi».

È un male generazionale quello di cui il cardinale ha parlato ieri, di fronte ai giovani presenti alla via crucis del lunedì santo, che lascia insoddisfatti i desideri delle nuove generazioni e la loro fame di futuro, di fronte a un mondo che sempre più esige dalle nuove generazioni la perfezione in ogni ambito della vita. «Il Signore confida in voi e vi chiama con amicizia e fiducia a costruire un mondo nuovo, più umano, più solidale e fraterno attraverso vie evangeliche. Non aspetta che diventiate perfetti. Il Signore ci prende, infatti, così come siamo e ci aiuta pazientemente ad evolvere, con la sua grazia, perché diventiamo ciò che ciascuno è chiamato ad essere».

Giovani sempre più lontani dalla Chiesa, come riavvicinarli?

Anche la Chiesa secondo Cantoni ha delle forti responsabilità nei confronti di questi giovani in balia di un mondo in rapido cambiamento, oppressi da attese sociali sempre più alte: «È un tema - ha detto il cardinale - che mi preoccupa e insieme mi umilia». E ancora: «So che per molti di voi il legame, la fiducia nella Chiesa è spesso un problema. Riconosciamolo con semplicità - ha ammesso di fronte ai giovani riuniti - Occorre tuttavia imparare a ricuperare le distanze, abbattere i muri di prevenzione, avvicinarsi alla Chiesa non come a una istituzione rigida, ma come una famiglia».

Una famiglia di cui Cantoni ha riconosciuto i difetti, soprattutto nella capacità di intessere un rapporto con le nuove generazioni: «So che molti di voi sono disamorati dalle nostre liturgie, spesso lontane dalla vostra sensibilità e dal vostro linguaggio, senza un vostro personale coinvolgimento. Io soffro per la estraneità di molti di voi e quando, la domenica, entro nelle chiese per la s. Messa e non vedo giovani, subito, vi confesso, che mi viene una fitta al cuore! E mi domando: siamo noi adulti ancora capaci di trasmettere ai ragazzi e ai giovani la fede, con pieno entusiasmo? Siamo noi pastori così poco attrattivi, da non essere in grado di infondere nei giovani la gioia della fede e il desiderio di seguire Gesù, nostro maestro di vita? Come fare per aiutare i giovani ad affrontare la sfida della fraternità, sperimentandola fin da subito, mediante la promozione di attività di servizio?»

«Siete un esempio nell’amore per i poveri»

Ma è proprio nella comunità cristiana che, secondo il cardinale, è possibile sanare le solitudini di cui i giovani soffrono promuovendo «relazioni intense e vere, amicizie che rassicurano, promuovendo uno stile di vita vivibile». Come fare? La proposta del cardinale è quella di seguire l’esempio tracciato proprio da quei giovani che in questi anni si sono avvicinati ai poveri e hanno costruito una fede basata sull’amore. «Non sono pochi tra voi quelli che incominciando ad amare, a frequentare i poveri, aiutandoli con regolarità, diventando loro amici, cominciando a donare tempo ai più piccoli, a vivere esperienze comunitarie di vita fraterna, sono usciti dai loro ristretti confini personali, per abbracciare i fratelli, per sostenere i più fragili, senza considerarli materiale di scarto, e hanno ricevuto più di quanto essi hanno saputo donare. Hanno scoperto una gioia profondissima che ha cambiato loro la vita e ha rovesciato le loro prospettive. “I POVERI MI HANNO FATTO CRISTIANO “: è la consolante testimonianza di un giovane che mi ha molto colpito e che continuamente richiamo. Vorrei che anche voi poteste constatare questa bella e dolcissima realtà».

© RIPRODUZIONE RISERVATA