Viadotto, gli accusati non ci stanno
Pronti a coinvolgere sindaci e giunte

Se il giudice darà il via all’accertamento tecnico scatteranno nuove citazioni

L’idea è quella del domino. Casca un tassello e si porta dietro tutti gli altri. Al momento nulla è stato formalizzato, ma molti degli avvocati degli ex assessori ed ex dirigenti comunali, a cui Palazzo Cernezzi sembra intenzionato chiedere i danni per la vicenda del viadotto dei Lavatoi, hanno già ventilato la possibilità di estendere l’effetto domino, dovessero cascare i loro clienti, su intere giunte, gli ultimi due sindaci prima di Landriscina, almeno un altro paio di dirigenti pubblici e addirittura i componenti di due differenti consigli comunali.

Tradotto, se tutto va come da un lato pensa il Comune e dall’altro ipotizzano gli accusati, quando tra qualche mese un esperto nominato dal Tribunale si troverà ad analizzare i guai del ponte, con lui durante il sopralluogo potrebbero essere presenti un centinaio di persone.

Rischia infatti di trasformarsi in una causa mastodontica, quella avviata dal Comune di Como con quello che tecnicamente è un «ricorso per accertamento tecnico preventivo». Già attualmente le persone chiamate in causa dall’amministrazione cittadina, intenzionata a rivalersi per gli eventuali danni connessi con i lavori di sistemazione del malconcio viadotto che collega l’Oltrecolle alla Canturina, sono dieci: l’impresa che vinse l’appalto, i tre direttori lavori, i due collaudatori, i due dirigenti comunali dell’epoca e di due ex assessori.

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