Villetta esplosa a Fino
Nessuna colpa dei genitori

La deflagrazione che due anni fa distrusse la casa e in cui perse la vita il figlio è stata accidentale. La madre e il padre furono iscritti nel registro degli indagati. «Non erano al corrente di cosa facesse Alessandro»

Al dolore immane per la perdita di un figlio, se n’era aggiunto un altro: il finire iscritti sul registro degli indagati per le ipotesi di reato di detenzione illegale di esplosivi e disastro colposo in concorso proprio con il figlio deceduto. Una sofferenza che si è conclusa nelle scorse ore, con l’archiviazione del fascicolo da parte del giudice delle indagini preliminari Carlo Cecchetti, che ha recepito quanto chiesto anche dal pubblico ministero Mariano Fadda.

Papà e mamma non erano a conoscenza di quanto stava facendo il figlio Alessandro (21 anni, con problemi psichici) nello scantinato, del materiale che accumulava e, soprattutto, della pericolosità dello stesso. Anche perché, per ottenere l’effetto bomba che portò alla detonazione che distrusse la villetta di famiglia a Fino Mornasco (nel maggio 2020) sarebbero servite conoscenze specifiche su come miscelare i componenti che si trovavano nel locale (usato esclusivamente da Alessandro, che non vi faceva accedere nessuno) che i genitori non avevano.

La svolta è stata resa possibile anche grazie alle indagini difensive prodotte dopo che il pm aveva chiuso le indagini. Elementi che hanno convinto il sostituto procuratore di Como a chiudere definitivamente la vicenda con la richiesta di archiviazione. Decisivi, per ricostruire la vicenda, e i rapporti tra genitori e figlio, alcuni manoscritti rinvenuti sparpagliati in giardino dopo l’esplosione, fogli che erano stati risparmiati dalla furia del fuoco.

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