Cultura e Spettacoli
Sabato 16 Gennaio 2010
I cinquant'anni di "Tutto il calcio..."
"Clamoroso al Cibali, un mistero"
Riccardo Cucchi: "Non abbiamo mai saputo chi coniò la frase..."
Il 10 gennaio 1960, giorno della prima puntata di "Tutto il calcio minuto per minuto", Riccardo Cucchi aveva sette anni. “Da quel momento, la mia domenica non è stata più la stessa – racconta -: lasciavo il pranzo a metà per ascoltare le radiocronache di Enrico Ameri e Sandro Ciotti. Non avrei mai immaginato di poter entrare in quel mondo fantastico”. Cinquant’anni dopo, invece, Cucchi è la voce principale di una trasmissione ormai entrata nella storia.
Cucchi, cosa ricorda della sua prima puntata a "Tutto il calcio minuto per minuto"?
Fin da bambino, ho sempre avuto il sogno di raccontare una partita di calcio. La mia occasione arrivò nel settembre del 1981: ero appena arrivato in Rai e fui chiamato a sostituire un collega che doveva seguire la partita di Coppa Italia Campobasso-Fiorentina. Da quel giorno, cominciai il mio tirocinio, fino a quando, nel 1982, mi fu affidato per la prima volta il commento di una gara di Serie A: Roma-Ascoli. La sensazione che ebbi al primo collegamento fu quella di un certo smarrimento: stavo diventando io stesso protagonista di questo programma storico.
"Tutto il calcio minuto per minuto" ha introdotto il racconto in diretta delle partite di calcio. Una vera e propria rivoluzione culturale…
A mio avviso, "Tutto il calcio" ha avuto soprattutto un merito, quello di inventare l’informazione all-news, che oggi spopola in televisione.
Un’idea geniale, che ha davvero precorso i tempi.
Il racconto radiofonico ha partorito frasi rimaste nella storia, come "Clamoroso al Cibali"… Le confido un aneddoto: neanche noi, in redazione, sappiamo con certezza chi pronunciò la frase "Clamoroso al Cibali". Questo dimostra che si tratta davvero di espressioni che vivono nell’immaginario collettivo, perché hanno raccontato la magia del calcio.
L’arrivo del satellite ha cambiato la vostra realtà?
Non sentiamo alcuna differenza con il passato. Anzi, consideriamo le immagini un’opportunità in più per il pubblico. E siamo convinti che, nel confronto con la tv, la radio prevalga ancora sul piano dell’emozione.
Marco Castelli
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