Elisa Vanelli torna sul lago
Ma è tutta un'altra storia

Il critico Fulvio Panzeri ha letto in anteprima per "La Provincia" il nuovo romanzo di Giuseppe Guin, giornalista del nostro quotidiano e narratore di talento. "Io ti aspetto qui non è solo un "sequel" del precedente "L'amore imperdonabile", ma un'opera robusta, quasi un romanzo che non ha paura ad essere "popolare" e riprende alcuni "vezzi" di un narrare solo apparentemente dimenticato, come quello di Palazzeschi.

di Fulvio Panzeri


Dopo il fortunato esito, con i molti consensi ricevuti dalla critica e dal pubblico, Giuseppe Guin, torna un anno dopo, a riprendere tra le mani le vicende tormentate della sua povera Elisa Vanelli, che era stata lasciata con le mani sporche di sangue e con un dubbio, quello di aver voluto morire anche lei nel lago. L'ultimo avvistamento della ragazza era stato verso il pontile, poi di lei nessuna traccia. È questo il finale che l'anno scorso non avevamo voluto raccontare, per non togliere al lettore il gusto della sorpresa in un romanzo che segnava il punto di forza di un narratore certissimo e solido qual è Giuseppe Guin, che con questa seconda parte e vista la conclusione, che qui, obbligatoriamente, non racconteremo, potrebbe benissimo trasformare la storia della Vanelli in una trilogia, senza il rischio della ripetizione o della vicenda tirata per il collo. È questo il segreto e la naturale disposizione a raccontare di Guin, quella di essere in grado di porsi come narratore puro, che sa dosare con attenzione tutti i materiali che ha disposizione e soprattutto riesce a ricostruire con precisione, assolutamente né forzata, né ovvia, un'atmosfera che riporta agli anni Cinquanta e senza enfatizzare troppo la dimensione, se vogliamo, storica della vicenda. È necessario precisare che "Io ti aspetto qui", edito sempre da Book editore, non è un "sequel" de "L'amore imperdonabile", vista la fortuna della storia sfortunata di Elisa, bensì la sua necessaria e assolutamente imprevedibile continuazione. Guin non ragiona in termini di mode editoriali, ma in quelle del narratore che è totalmente immerso nella storia e sa benissimo che il destino della sua protagonista è ben più ricco di quanto ci ha raccontato nel primo tomo. Da questa convinzione, che determina la riuscita anche strutturale di questo nuovo romanzo, trae anche quella forza immaginativa che lo porta ad allargare l'ambito d'azione della storia: così se ne "L'amore imperdonabile" il piccolo paese a specchio sul lago era una delle anime della narrazione qui il narratore non ha bisogno di questa sottolineatura e tira fuori un'altra anima, quella del "beghinaggio", scelta felicissima che rimanda a grandi scrittori (oggi assolutamente dimenticati) che hanno fatto del tema uno dei punti di forza della loro opera, si pensi a Marino Moretti (e vengono alla mente, leggendo il libro di Guin, alcune lettere tra lo scrittore e Palazzeschi proprio sulla natura di questo atteggiamento tipico della provincia europea ancor prima degli anni Cinquanta). Ed è proprio il parlare troppo di una beghina a riportare sulla scena il destino di Elisa Vanelli, che non ha avuto il tragico epilogo creduto in fondo alle acque del lago, ma dovrà affrontare altre e dolorose situazioni. Infatti alla Gloria pare di aver visto l'Elisa proprio dalle parti del monastero dei frati. Lì effettivamente ha trovato rifugio la ragazza che poi verrà nascosta in un monastero di suore. Lì finirà la sua avventura da fuggiasca e le manette si chiuderanno intorno ai polsi.
Guin è abilissimo, con la sua scrittura corposa, di marca manzoniana in certi tratti, a cambiare gli scenari, dal carcere di Como al paese, fino ai tentativi che vengono fatti per far sì che la condanna sia clemente nei confronti della ragazza. Così riporta in scena personaggi già conosciuti come il parroco, la perpetua e il maresciallo, ma ne introduce molti altri in questo suo "teatro di provincia", come sta ad indicare anche il lungo elenco di personaggi, ognuno chiamato per nome e cognome che introduce il romanzo. Abbiamo cercato di dire il meno possibile della trama che resta il motore di una narrazione densa e vibrante, con momenti memorabili, ad esempio quando racconta il funerale del padre di Elisa, colto da malore dopo aver saputo della condanna della figlia, con il furgone che arriva dal carcere, da cui scende la ragazza. La storia di Elisa non è però ancora conclusa e Guin lo sa benissimo e con il finale di questo nuovo romanzo sembra dare appuntamento ai lettori alla prossima estate, per sapere che cosa la vita ha riservato ancora ad Elisa, nonostante sia dietro le sbarre di una prigione, trovando a osservarla la pietà e la forza umana di un narratore di razza che sta scrivendo un insolito e assai curioso, oltre che notevole romanzo popolare a puntate.

Giuseppe Guin, «Io ti aspetto qui», Book Editore, 283, 15 euro.

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Eco di Bergamo LIBRO GUIN
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