Cultura e Spettacoli / Lago e valli
Lunedì 19 Luglio 2010
Da Lanzo a San Vittore
In un libro il calvario di Lucia
L'ex agente di polizia locale racconta in "Fuori e dentro" la sua odissea per un reato non commesso
Lucia Fiumberti, trentunenne di Lanzo laureata in Farmacia, ha raccontato la sua terribile disavventura in un libro dal titolo Fuori e dentro, edito da Albatros Il Filo (137 pag., 13,50 euro, www.luciafiumberti.ilfilo.eu/ che sarà presentato il 4 agosto (alle 21) al Palalanzo e il 11 agosto (alla stessa ora) a San Fedele, nella sede della comunità montana). Ed è proprio Lucia a spiegare cosa l'abbia portata a tradurre in un libro la sua esperienza e cosa le è rimasto di quei momenti. Nel volume, l'autrice ha voluto mettere le sue emozioni, ma anche lanciare un messaggio preciso ai lettori.
Lucia, qual è stato il momento più difficile della sua lunga e angosciosa esperienza?
Il dirigente dell'ufficio pubblico in cui lavoravo ha addossato a me la colpa di una malefatta e sono stata arrestata quando già lavoravo come agente di polizia locale in Val d'Intelvi.
Nei primi dieci giorni di detenzione non mi è stato possibile vedere o sentire nemmeno i miei famigliari. È stato terribile. Mio marito, con cui all'epoca ero fidanzata, ho potuto incontrarlo solo all'uscita di prigione. Non ho ancora del tutto superato i traumi e me ne accorgo dalle piccole cose: quando per esempio sento la parola aria, che dovrebbe evocare libertà e voglia di respirare l'essenza della vita, a me viene ancora in mente l'ora d'aria.
Dopo quello che le è capitato, crede ancora nella giustizia?
Senza giustizia non sarei probabilmente riuscita a dimostrare la mia innocenza. Certi uomini al servizio della legge, però, non svolgono con scrupolosità il loro dovere. Devo ringraziare il mio avvocato, Osvaldo Mossini, che con tenacia ha convinto il giudice a ordinare una perizia calligrafica collegiale. Di me hanno parlato giornali e tivù e per l'opinione pubblica ero diventata "quella che per una firma aveva preso tangenti". Le mazzette, in realtà, le aveva prese colui che ha cercato di addossarmi le colpe, in cambio autorizzazioni abusive che hanno provocato danni ambientali non indifferenti. "Se è finita in carcere un motivo ci sarà", hanno commentato in tanti. Ma non voglio condannare nessuno e ho capito chi mi vuole veramente bene.
Che messaggio vuole trasmette ai lettori attraverso il suo libro?
Parlo della mia vicenda con la massima serenità, pur cercando di rendere consapevole chi mi ascolta che potrebbe succedere a tutti di incappare in persone prive di scrupoli, che non si preoccupano di fare del male al prossimo.
Spero di trasmettere soprattutto il messaggio: "non mollare mai"».
Gianpiero Riva
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