Cultura e Spettacoli
Giovedì 29 Luglio 2010
Dalla: "Bella gente e bei posti
Tornerò presto a Como"
L'entusiasmo è quello di un ragazzino. Lucio Dalla, il 9 agosto, con Francesco De Gregori sarà in piazza a Campione d'Italia: "Siamo dei signori: non facciamo i pezzi di Banana Republic. Non ce ne frega niente di quei pezzi lì, e poi non volevamo dare l'idea del revival"
L'entusiasmo è quello di un ragazzino. Altro che 67 anni. Lucio Dalla, il 9 agosto, con Francesco De Gregori sarà in piazzale maestri Campionesi a Campione d'Italia. «Al Casinò, nella mia giovinezza, ho suonato con Chet Baker – ricorda Dalla, raggiunto al telefono da La Provincia durante il tour – e poi, quattro o cinque anni fa, ero sempre a Campione. Dopo un concerto allo stadio, andai a giocare alle slot machines. Il direttore del casinò mi voleva picchiare: mi sfotteva, perché con una sola moneta vinsi mille e duecento euro. Io che non so giocare a niente, né a carte né alla roulette».
Fortunata anche la tournée. In questo «2010 Work in Progress» con De Gregori, cosa c'è di diverso dallo storico Banana Republic?
Le differenze sono tante. Sono passati più di trent'anni. Siamo dei signori: non facciamo i pezzi di Banana Republic, come «Ma dove vanno i marinai» e «Cosa Sarà». Non ce ne frega niente di quei pezzi lì, e poi non volevamo dare l'idea del revival.
Quale clima si respira in tour? Andate d'accordo su tutto, da buoni compagnoni? In cosa siete diversi? Il trucco è che in questi trent'anni ci saremo visti quattro volte. Conosciamo bene i repertori dell'altro. Alla sera, ci vediamo come due metalmeccanici che vanno in fabbrica, anche se con un altro tipo di piacere. Si respira aria nuova e la respira il pubblico. E ci sono tanti giovani.
Come è nata la scrittura di «Non basta saper cantare» e «Gran Turismo», i due brani inediti?
Si scrive durante i nostri lunghi soundcheck (le prove dei suoni, ndr), prima dei concerti. A volte durano anche tre ore. Stanno uscendo inediti anche da un lavoro comune, ma soprattutto dai momenti in cui suoniamo insieme.
A Como, in una birreria del centro, c'è ancora la sua foto che ricorda la sua improvvisata ai tavoli con il clarinetto. Sono passati decenni. Qual è il suo legame con il territorio di Como?
Ho registrato i dischi più importanti al Castello di Carimate. Da voi ho passato diversi mesi. E' una zona che mi piace molto. Gente attiva, cordiale. Location davvero belle. Volevo venire a Como per la chiusura della mostra di Rubens, ma ero a suonare a Zurigo.
Torniamo ai compagni di musica. Lei suonava anche con il regista Pupi Avati, nella Doctor Dixie Jazz Band. Com'è stato scrivere le musiche per Gli amici del Bar Margherita? Ci sono altre colonne sonore in programma?
Da ragazzo, l'ho vissuto il Bar Margherita. Mi sono divertito, e ho obbligato anche Pupi a suonare il clarinetto. Per il futuro, sto scrivendo la colonna sonora di un Pinocchio, produzione internazionale. E poi sono al lavoro su un film con Glenn Close e Alec Baldwin. Il protagonista è Bob Kennedy III. Prossimo disco?
Ad ottobre, uscirà il live del Work in Progress. Poi un inedito, che stiamo preparando. E poi un disco mio. Mi sento molto influenzato dalla musica del Nord Europa, come i Sigur Rós. In questi cinque anni, ero comunque sempre preso.
Com'è oggi il suo rapporto con la politica? E quello con se stesso? Allo specchio, come si vede Lucio Dalla?
Esteticamente sono molto soddisfatto, e ringrazio lo specchio. Per quanto riguarda il mondo, sono perplesso. Come qualsiasi europeo. Le cose cambiano e le persone vogliono cambiare. Poi ci sono le persone ferme a trent'anni fa, che vedono le mutazioni in negativo. Questo mondo non è una pozza piena di ranocchi, ma un mare in tempesta. Serve una presa di posizione culturale.
Vuole aggiungere qualcos'altro?
Sono sinceramente contento di suonare a Campione. A Como, ci rivedremo presto. Probabile che tornerò con l'attore Marco Alemanno, per lo spettacolo teatrale su Benvenuto Cellini, un grande artista del Cinquecento. L'ultima volta che ero a Como per suonare, c'era Berlusconi che parlava a venti metri da me. Gli ho detto: «Silvio, vieni a cantare tu, che io finisco il comizio».
Christian Galimberti
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