
Cultura e Spettacoli
Domenica 13 Febbraio 2011
Mastroianni e la Spartizione
Storia mancata di un capolavoro
L'attore doveva interpretare il protagonista del film, ma il ruolo andò poi a Tognazzi: ecco il carteggio tra scrittore e regista che testimonia quel progetto cinematografico
Eppure, nelle intenzioni e nei progetti di Alberto Lattuada e dell'intera produzione e con l'entusiastica adesione di Piero Chiara, il "trigamo" - l'uomo con tre mogli, per definirlo con il calco di "bigamo" che fu usato da Chiara come titolo della commedia in due atti che trasse nel 1970 dal romanzo e poi anche come titolo del romanzo nelle traduzioni francese e ungherese - non doveva essere Ugo Tognazzi bensì Marcello Mastroianni. Ci pensate? Marcello Mastroianni! Sarebbe stato un altro film.
In un primo tempo, in verità, quando, tra il 1964 e il 1965, si cominciò a parlare del film, l'Ufficio stampa di Lattuada lasciò trapelare che il protagonista sarebbe stato proprio Ugo Tognazzi. La notizia fu ripresa da vari giornali, tra cui, per esempio, l'Avanti del 24 gennaio 1965, ma di contatti tra Lattuada e Tognazzi non è stato possibile trovare traccia e dall'epistolario tra il regista e lo scrittore si evince invece che Lattuada, fin dall'inizio o quasi, aveva in mente un altro nome. Di fatto, stando a quanto lui stesso scrive a Chiara in una lettera del 30 aprile 1965, per il ruolo del protagonista maschile del film ha per tempo preso contatti con Marcello Mastroianni, che in quegli anni, oltre a essere l'attore famoso che era, era una garanzia anche dal punto di vista commerciale: «un "veicolo"» che, scrive, potrebbe «portare il film in tutto il mondo». In quanto «è l'unico attore italiano sicuramente internazionale». Lattuada non ha torto: Mastroianni è sotto contratto con Carlo Ponti che, nei piani di Lattuada potrebbe entrare nell'impresa come produttore associato, ed è molto gradito ai distributori, specialmente americani, presso i quali Lattuada va cercando garanzie. Quanto alla discrepanza tra l'attore e il ruolo che gli vuole attribuire, il regista non vede problemi: a suo dire Marcello andrebbe solo caratterizzato e truccato adeguatamente in modo da «distruggere il "belloccio"» che è e farne «un eroe provinciale come Emerenziano». Ma ci sono dei problemi tecnici - problemi di "date"- e Lattuada deve rinunciare a lui. Scrive a Chiara: «Dopo molte esitazioni (non su l'oggetto delle nostre speranze, poiché Mastroianni ama moltissimo il suo testo, ma sulle date da stabilire), sono arrivato purtroppo alla conclusione che si deve rinunciare a questa grande candidatura. I distributori che appoggerebbero la mia iniziativa mi pongono quindi un'alternativa precisa: senza Mastroianni è necessario impostare il film come un film di Lattuada e Chiara, di alta qualità artistica, ma di piccolo costo il che vuol dire forse maggiore fedeltà all'idea, maggiori chances di presentarsi ad una competizione internazionale e minore automaticità di diffusione. Le soluzioni intermedie tra alto costo e piccolo costo sono scartate dai distributori per molte buone ragioni che sarebbe lungo esporle».
E a Chiara, che da Varese segue con trepidazione la faccenda, non resta che prendere atto della cosa: «La ringrazio della Sua lettera e della Sua premura nel tenermi informato sui suoi passi», gli risponde, a stretto giro di posta, il 5 maggio 1965. «Mi spiace proprio che non si sia potuto combinare con Mastroianni che certo era una forte garanzia per la diffusione internazionale del film. L'altra combinazione che attualmente è in vista sarà certamente il meglio possibile e io non ho nulla da suggerire, anche perché ho la massima fiducia in Lei, in quello che crederà opportuno di decidere e anche nei risultati finali. Attendo quindi di sapere, a suo tempo quanto avrà deciso, pronto a darLe tutta la collaborazione di cui sarò capace, in quanto mi chiederà».
Il progetto, tuttavia, va avanti. Lo conferma una testimone d'eccezione, Carla Del Poggio, la giovane moglie del regista. In una intervista rilasciata il 25 luglio 1965 alla Domenica del Corriere dichiara che Lattuada, dopo "La mandragola" (1965) cui sta lavorando, "farà" "La spartizione": «Non posso dire molto, tranne che lo gireremo a Luino l'inverno prossimo. Per ora abbiamo acquistato soltanto i diritti d'autore, ma non esiste ancora neanche una sceneggiatura». L'informazione riguardo all'assenza, per il momento, persino di una sceneggiatura del film che si sarebbe dovuto girare di lì a sei mesi è indubbiamente interessante, ma ben più interessanti, per la storia del film che stiamo ricostruendo, sono le confidenze cui la donna si lascia andare nel prosieguo dell'intervista: e non tanto quella in cui annuncia che per l'occasione lei tornerà a recitare, dopo anni di lontananza dagli schermi, nella parte di un'insignificante zitella, quanto quella in cui amabilmente rivendica la "scoperta" del romanzo. L'anno prima, racconta, era stata invitata a far parte della giuria del Premio Campiello, e una notte stava leggendo uno dei libri in concorso, quello appunto di Chiara, quando balzò dal letto e corse dal marito: «Alberto - gli disse svegliandolo - ho trovato un soggetto formidabile!». Sia come sia, Lattuada, stimolato da una moglie come Carla e dalla sorella Bianca, direttrice di produzione, non demorde su quello che considera l'elemento portante del film, e dopo ben un anno di "corteggiamenti" è convinto di stare per raggiungere il suo scopo. Il 22 maggio 1966, infatti, scrive a Vittorio Sereni, suo amico da una vita, come Chiara, e allora direttore letterario della Mondadori, per informarlo che «la trattativa con Mastroianni è in movimento in modo assai positivo» e che «il sì definitivo» dell'attore verrà intorno a settembre, quando avrà letto la sceneggiatura. E aggiunge: «Se i miei calcoli, per i quali ho impiegato infinita pazienza, si realizzeranno, il progetto porta automaticamente su un piano mondiale. Per ora tutto deve restare confidenziale perché il nostro mondo è fatto di una pasta velenosa». Nei mesi successivi i contatti con Mastroianni - in particolare con Carlo Ponti e i distributori - continuano, e con buoni frutti. L'11 luglio, dopo un incontro con l'attore, Lattuada scrive a Chiara: «Ho dato la notizia del nostro film al N.[ew] York Times che l'ha pubblicata e anche al New York Post, in una intervista. Le notizie, per quanto riguarda Mastroianni sono buone. Ho avuto un incontro con lui e non appena letto un primo trattamento la decisione diverrà definitiva, cosicché lei può dire a Sereni di avere un poco di pazienza perché in copertina potremo tratteggiare il volto, naturalmente adattato al Paronzini, di Mastroianni e nella sopracoperta annunciare il film l'interprete e il regista ecc. […]. I distributori con i quali trattavo hanno avuto una battuta d'arresto e io sono ancora solo nel finanziamento del progetto. Penso che entro il 15 di agosto tutto andrà a posto, cosicché potrò procedere anche con il suo contratto. Per il momento devo fronteggiare molte spese e sono costretto a un lieve ritardo, ma il consenso di Mastroianni, che mi è costato sei mesi di corteggiamenti è la cosa più importante».
Tutti ormai sono fiduciosi circa la decisione di Mastroianni. Anche Tullio Kezich, che su commissione di Lattuada sta lavorando alla sceneggiatura del romanzo, pur rendendosi conto che non c'è ancora niente di sicuro, sembra convinto che sarà positiva. Scrive a Chiara, il 10 agosto 1966, da Venezia: «Ho parlato con Lattuada, che mi ha dato la buona notizia di Mastroianni: dubitativa, però, e non legata a un impegno preciso […]. Mastroianni ha letto il libro e il personaggio gli piace. Adesso aspetta il trattamentino cinematografico che io debbo preparare e che sarà pronto, spero, alla fine del mese».
Finalmente, il 14 settembre, Mastroianni dà la sua risposta: sarà l'interprete principale della "Spartizione". Lattuada lo comunica a tutti. A Vittorio Sereni, in particolare, l'indomani stesso, 15 settembre, scrive: «Ieri sera ho avuto la risposta ufficiale di Marcello Mastroianni, che sarà l'interprete principale della Spartizione. Abbiamo ragionato a lungo sul titolo e abbiamo deciso di scartare la prima scelta, cioè "Il Trigamo". Può darsi che intitoleremo il film "Emerenziano Paronzini". Sereni, il 20 settembre, si dichiara contento del buon esito della trattativa, ma esclude la possibilità che la Mondadori intervenga sul titolo del romanzo per cambiarlo in Emerenziano Paronzini: riconosce che Lattuada e i suoi possono avere le loro ragioni nel modificarlo, ma ritiene che quella originale «essendo già entrata nell'orecchio di molti […] avrebbe pur una certa validità». Il titolo proposto dal regista, in effetti, parve anche a Chiara poco felice e fu subito scartato, come "Il trigamo", che Chiara poi utilizzerà, già si è detto, come titolo della riduzione teatrale in due atti che trarrà dalla "Spartizione" con la collaborazione del regista Aldo Trionfo e che sarà portata in scena nel 1970 dalla Compagnia dei Quattro, con Valeria Moriconi e, nella parte del Paronzini, Gianni Agus.
Tutto finito? Assolutamente no. Le riprese del film erano previste nella primavera del 1967, ma per ragioni che non è possibile ricostruire sulla base dei materiali a disposizione, ma che sono certamente legate, più che all'insoddisfazione di Lattuada per la sceneggiatura consegnata da Kezich cui aveva collaborato anche Chiara, a questioni di produzione, furono rinviate senza precisare a quando. Lattuada, a suo dire, era anche rimasto senza soldi o per lo meno giustifica così, con il bisogno di "far cassa" per rientrare nelle spese affrontate per rinnovare le opzioni sul romanzo e altro, se non l'abbandono del progetto, il fatto che si sia buttato a girare dapprima un adattamento di "Don Giovanni in Sicilia" (1967), il romanzo di Vitaliano Brancati che ruota anch'esso attorno alla figura di tre sorelle, poi due altri film, non particolarmente riusciti, "Matchless" (1967) e "Fräulein Doktor" (1969) e, infine, "L'amica" (1969) con Lisa Gastoni, che sul set, si racconta, leggeva "La spartizione". Nel frattempo, nonostante Kezich, ormai in rotta con lui, scrivendo a Chiara si dichiari convinto del contrario, pare non essersi dimenticato della "Spartizione" e, anzi, pare aver lavorato attivamente alla stesura di una nuova sceneggiatura cavata dalla contaminazione delle due che, come suo solito, ha commissionato (una a Tullio Kezich e una ad Adriano Baracco). Ma l'unica cosa sicura che le lettere di quegli anni ci testimoniano è, ahimè, l'uscita di scena di Mastroianni. Il 29 ottobre 1968, infatti, Lattuada scrive, seccamente, a Chiara che «con Mastroianni la partita si è chiusa negativamente» e contemporaneamente gli comunica però anche che spera di potergli dare presto una «buona notizia»: «Se tutto va secondo i miei piani», gli scrive «potrò stabilire la data della realizzazione del film e con una candidatura ottima» per la parte del protagonista. Chi sia l'ottimo candidato non glielo dice, «per scaramanzia», ma di lì a pochi giorni il suo nome sarebbe apparso su tutti i giornali e tutte le riviste. Così, nella primavera del 1969, allorché «selezionate le Tarsille» e gli altri attori, si inaugurò il set, la gran cassa dell'Ufficio Stampa di Lattuada aveva già incoronato protagonista Ugo Tognazzi: una incoronazione che incontrò il consenso di tutti e che si rivelerà pienamente vincente. Come tutto il film compreso il nuovo titolo, "Venga a prendere il caffè… da noi".
Bel film, ma soprattutto bei tempi, quelli in cui fu concepito e nacque, belle persone, con tutti i loro casini belli e brutti, quelle che vi lavorarono, begli incontri, belle discussioni, bei conversari, belle visite sul set, belle corse a riscrivere questa o quella battuta, questa o quella scena, e belle feste, come quelle offerte a Varese dai pipai Rossi, per la prima. Ci pensavo scartabellando l'epistolario Chiara-Lattuada, e pensandoci non ho potuto non provare una stretta al cuore scoprendo, come se fosse la prima volta, che tutti, proprio tutti quegli uomini e quelle donne non ci sono più, da anni: Piero Chiara, Alberto Lattuada, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, Vittorio Sereni, Carlo Ponti, Tullio Kezich, Bianca Lattuada, Valeria Moriconi e da ultimo Carla Del Poggio, per citarli, come si fa nei titoli di coda, in ordine di apparizione. Vivono ancora, e buon per loro, due delle sorelle Tettamanzi, quelle del film, non quelle vere che ispirarono a Chiara tutta la storia, e non furono molto contente di ritrovarsi prima in un romanzo e poi in un film. Ma così va il mondo che, si sa, non è quadrato ma rotondo.
Federico Roncoroni
Ecco un estratto delle lettera di Lattuada a Piero Chiara:
"Caro Chiara... avevo puntato tutte le mia carte su Marcello Mastroianni (lo pensi in una caratterizzazione e in una truccatura adeguata, tali da distruggere il "belloccio" per farne un eroe provinciale come Emerenziano) ... Il "veicolo" Mastroianni avrebbe portato il film in tutto il mondo poiché Marcello è oggi l'unico attore italiano sicuramente internazionale. Dopo molte esitazioni (non su l'oggetto delle nostre speranze, poiché Mastroianni ama moltissimo il suo testo, ma sulle date da stabilire) sono arrivato purtroppo alla conclusione che si deve rinunciare a questa grande candidatura."
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