La scienza fa spettacolo
A Como con le sculture

All'Istituto Carducci il "museo in valigia" tornerà presto visitabile con i suoi pezzi rari di modelli di scienze naturali, ma anche anatomia

COMO - In epoca in cui una posizione di primo piano spetta alla scienza della comunicazione, disciplina che si avvale di mezzi tecnici con grandi potenzialità di divulgazione, ci affascina il confronto con quello che è stato battezzato come il "museo in valigia", nato quasi un secolo addietro da una generosa intuizione dell'ingegner Enrico Musa, fondatore dell'Istituto Carducci.
Lo scopo di questa raccolta di oggetti, aventi interesse tecnico e scientifico, era molto pragmatico: mettere a disposizione degli insegnanti materiale didattico che, attraendo l'innata curiosità  dei ragazzi, ne catalizzasse l'apprendimento. A riposo, dopo aver svolto il loro compito nei primi decenni del secolo scorso, questa straordinaria collezione di modelli, è ben ordinata nelle vetrine del museo intitolato a Guido Casartelli, garbata cornice dell'affascinante Sala dei Nobel, nell'ambito dell'Istituto Carducci in Como. Il Museo è in fase di messa a punto per una prossima fruizione pubblica.
Le discipline cui attengono gli oggetti esposti spaziano dall'insegnamento delle scienze naturali a quello della chimica, della fisica, con specificità per l'elettrotecnica, l'acustica, l'idraulica, le costruzioni industriali. La fisiologia umana è illustrata mediante modelli di organi variamente sezionati ed ingranditi, di grande chiarezza descrittiva. Costruzioni anatomiche variamente smontabili nei loro componenti sono dedicate ad esemplari di specie animali. Vetrinette trasportabili illustrano, mediante reperti di varia natura, le fasi dello sviluppo di specie acquatiche. Spazio particolare, come dovuto alle attività locali, per il baco da seta. Il regno vegetale è fortemente rappresentato da modelli di fiori smontabili nei loro componenti anatomici. Non manca la descrizione delle tecniche agricole.
Ed ecco la fisica sperimentale, rappresentata da modelli di apparecchiature che risalgono fino al 18° secolo, come le famose bottiglie di Leyda o le prime macchine capaci di separare cariche elettriche, l'elettroforo di Volta, primo accumulatore di cariche della storia. Ancora, la ruota di Barlow, primo motore elettrico ad induzione. Non poteva certo mancare la grande invenzione di fine secolo: la pila a colonna del nostro illustre concittadino, il primo elettrochimico della storia. Il tutto seguito da innumerevoli apparati ad illustrare la nascita ed i primi sviluppi delle attività sperimentali in ogni campo della tecnologia, fino alla contemporaneità di allora, a quel preciso momento della nostra storia, in cui uno studente, grazie al "museo in valigia", poteva essere condotto dal docente a sperimentare e capire un elettroforo, un voltametro o un eudiometro anziché vederli illustrati in calcografia.
Giancarlo Sioli *
(* Ingegnere)

© RIPRODUZIONE RISERVATA