Cultura e Spettacoli
Lunedì 06 Febbraio 2012
Silvestri: "Con De Sfroos
andrei d'accordo sul rock"
Il cantautore aprirà ufficialmente al Teatro Sociale il suo tour italiano, il 7 febbraio. Lo abbiamo incontrato, alla vigilia, per parlare di Sanremo e degli artisti italiani che stima di più. Compreso l'artista laghée. Guarda alcune immagini di Silvestri sul palco e leggi il suo blog.
Daniele Silvestri approda domani al Teatro Sociale di Como non con un normale concerto, se si può definire normale l'attività di uno dei più arguti ed estrosi cantautori italiani, ma con uno spettacolo fatto e finito, "E la fine arriva in coda", condiviso con l'amico e collega Pino Marino. In attesa della prima, che si terrà proprio sul Lario il prossimo 7 febbraio, una chiacchierata telefonica con l'artista per anticipare alcuni aspetti di questa inedita formula.
Come è nata l'idea di uno spettacolo come questo? Cosa deve aspettarsi il pubblico?
Anch'io sono curioso di vedere come reagirà. Chi viene a vedere uno spettacolo teatrale ascolterà molta più musica del solito, chi si aspetta un concerto troverà anche molta narrazione. È un'unione semplice, in realtà, come la formula: in pratica si assisterà all'allestimento di uno show, come se il pubblico fosse ammesso alle prove, dove possono succedere infinite cose, cambi di direzione, decisioni improvvise. Credo sia interessante e divertente far vedere come si "monta" uno spettacolo.
Tutto questo con Pino Marino...
È sorprendente sia nell'invenzione che nell'improvvisazione: ci conosciamo da tanti anni, abbiamo condiviso tante cose e la nostra amicizia si è cementata ancora di più in questi ultimi due anni. È un personaggio anomalo, particolare, possiede doti narrative strepitose. Io ho dei telefonini vecchi che tengo solo per conservare i suoi messaggi. È imprevedibile nelle associazioni mentali. Musicalmente, poi, è un autore, per certi versi d'altri tempi.
Nell'album "Scotch", del resto, le collaborazioni sono numerosissime e sembra che vi siate proprio divertiti. Penso a Gino Paoli e al suo intervento ne "La chatta" o a Camilleri. Qualche aneddoto?
La telefonata a Gino Paoli che si ascolta nel suo brano rivisitato è stata ricostruita, ma l'originale non è stata molto differente. L'ho chiamato, dopo mesi per trovare il coraggio, per dirgli che avevo fatto una parodia de "La gatta" e mi serviva l'autorizzazione. Alla fine, dopo una lunga attesa, non solo ha detto che gli piaceva, ma che voleva assolutamente cantarne un pezzo. Camilleri è difficilissimo da raggiungere perché è pieno di impegni: non penso che passi il tempo ascoltando la mia musica, ma i suoi nipoti sì! Devo ringraziare anche loro se si è prestato al gioco.
Siamo alla vigilia del Festival di Sanremo. Lì sono stati presentati pezzi come "Salirò" e "La paranza", che non hanno vinto, non si sono neppure piazzati eppure sono più ricordati di tanti altri.
Premetto che sarò in tour e quindi non vedrò il festival senza sentirne eccessivamente la mancanza. Ma io devo molto a Sanremo: non mi è mai interessato vincere o la posizione in classifica. In tre minuti o poco più riesci a raggiungere un pubblico vastissimo. Poi è lui a premiarti.
Davide Van De Sfroos quest'anno debutta come autore. Vi siete mai incontrati?
Molto velocemente. Mi dà l'impressione che si tratti di una persona con cui andrei d'accordo: mi piace questo suo approccio rock, rock come attitudine, sia alla lingua che al folk. Trasmette una grande energia.
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