Con la principessa del lago
la moda trovò la sua Guida

Non solo abiti: alla mostra "John Guida figurinista tra le due guerre", anche pagine di storia declinate attraverso il glamour. L'esposizione è visitabile alla Fondazione Antonio Ratti, Villa Sucota, via per Cernobbio 19. Ingresso libero. Orari: dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13; dalle 14.30 alle 17.30; sabato e domenica dalle 11 alle 19. Leggi il racconto delle nozze di Maria Josè di Savoia scritto da Guida.

di Serena Brivio

«Abbiamo vissuto giornate di sogno, come nelle deliziose favole dei tempi della nostra infanzia, quando non si concepivano reucci e reginette senza tanto di corona sul capo e lungo mantello trapunto d'oro». Questo l'incipit del reportage, a firma John Guida, sulle pagine della rivista “Fantasie d'Italia”. Il noto figurinista, protagonista della mostra appena inaugurata alla Fondazione Ratti di Como, si trasforma da illustratore a cronista per raccontare quello che oggi verrebbe definito il royality show del sì di Maria Josè e Umberto di Savoia, a Roma, nel gennaio del 1930.
Questo prezioso documento figura nel percorso espositivo, frutto di una lunga ricerca affidata alla storica Enrica Morini. Raccolte  legate all'attività spesso sconosciuta di Guida, personaggio non solo dalla matita ma anche dalla penna brillante. Qualità evidente nello speciale dedicato alle regali nozze.
Con occhio critico e allenato nei più  prestigiosi atelier parigini, il designer esprime un giudizio molto positivo sul look scelto dalle  dame: «Una volta tanto, questa Moda, della quale si parla tanto male, è stata all'altezza della situazione e ha avuto il buon senso di uniformarsi alle esigenze del “protocollo” senza capricci e senza stonature». Viene celebrata soprattutto la sensibilità della bionda Principessa del Belgio che ha preferito rivolgersi a sarti italiani per il suo corredo,  a cominciare dal preziosissimo manto sfoggiato sull'altare. E qui la storia si intreccia un'altra volta con Como e la sua nobile tradizione tessile. Sono state proprio Margherita Rosina e Chiara Francina, rispettivamente direttore e curatore del Museo Studio del Tessuto della Fondazione Ratti a scoprire che il raso tramato d'oro del capo era opera del noto industriale Guido Ravasi.
Guardando tra archivi, è saltato fuori per caso un metro di lamè con la scritta ancora ben leggibile «Disegno Nube, principessa Maria Josè».
Le due studiose hanno allora chiesto il permesso alla principessa Maria Gabriella di visionare la raccolta custodita presso la Fondazione Savoia. Sua Altezza non si è fatta pregare, ma il viaggio a Ginevra ha riservato una delusione: il prezioso mantello che aveva impiegato per un mese due squadre di 24 ricamatrici della casa di moda Ventura di Milano, non c'era. Sepolto chissà dove o disperso. Nel suo dettagliato servizio, Guida sostiene che anche l'abito abbinato al manto era made in Como. «La lunga veste - scrive - si snodava a strascico che quattro gentiluomini di corte sorreggevano». Il velo, lungo quattro metri circa, era stato invece offerto dal popolo belga per sottoscrizione nazionale. Vecchie foto ormai sgranate e schizzi ingialliti ritraggono l'intero guardaroba della principessa Maria, dai tailleur da giorno alle toilette da sera, sempre preziose e adorne di pelliccia. Il designer immortala anche i personaggi più glam del corteo: la Regina Madre Elena in abito color avorio ricamato interamente in oro e perle, le Principesse e le Dame di Corte, che sul capo avevano veli di pizzo finissimo. «Liberate dai veli mistici - continua - le dame sfavillano poi di brillanti al ricevimento serale».
Nella carrellata di sangue blu figurano la Principessa Mafalda, letteralmente coperta di gioielli della Casa d'Assia, la Regina del Portogallo e la Regina dell'Afganistan avvolta in pelliccia di cincilla.
Uno spettacolo, conclude Guida «pari ai leggendari ricevimenti alle Tuileries, destinato a marcare una delle parabole ascendenti nella storia della Moda».

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