Il mondo felice di Steiner
La vita in bianco e nero

A Bellinzona, a Villa dei Cedri, una stupenda mostra sul fotografo svizzero (1907-1962) che fu anche un apprezzato alpinista e un fotoreporter della quotidianità. Guarda la fotogallery.

di Carlo Ghielmetti

Ovunque ci si volti, c'è la Svizzera, colta a 360 gradi attraverso l'occhio di un grande fotografo, ma lontana dai luoghi comuni e dai facili stereotipi. Duecento immagini sono il nucleo fondante di una mostra davvero splendida, in corso fino al 3 giugno nelle sale di Villa dei Cedri di Bellinzona. Duecento scatti, per lo più originali, che permettono di riscoprire - dopo anni di inspiegabile oblio - la vicenda creativa di Hans Steiner, uno dei fotoreporter elvetici (Berna, 1907-1962) più conosciuti e apprezzati, in grado di definire la sua statura e le caratteristiche precipue della sua arte, e che provengono dall'archivio Steiner, composto da oltre centomila documenti, tra fotografie e negativi, conservato al Musée de l'Elysée di Losanna.
Nei primi anni Trenta dello scorso secolo, quando Steiner iniziava la propria carriera, il fotogiornalismo elvetico era arroccato attorno alle figure di Gotthard Schuh, Paul Senn e Hans Staub - le tre "esse" - ai quali si aggiungevano i nomi di Jakob Tuggener e di Theo Frei. L'esposizione di Bellinzona - che segue quella storica del 1989 a Losanna e le recenti a Winterthur e Martigny - ci fanno comprendere quanto il nome di Steiner possa a buon diritto fare parte di quel gruppo di eletti.
<+titolino>Società che evolve
<+tondo><+togli_rientro>Benché legato a doppio filo alle tematiche classiche del fotogiornalismo, ovvero ai problemi della società della sua epoca, come il mondo del lavoro, la povertà, la disoccupazione, Steiner non ha mai dimostrato una spiccata sensibilità verso queste questioni sociali o le denunce delle ingiustizie, preferendo concentrarsi su un versante più privato. Nonostante viva e attraversi uno dei periodi più complicati e dolorosi, com'era quello d'intervallo tra le due guerre mondiali e quello immediatamente successivo alla fine della seconda, Steiner fu il portavoce di una ventata di ottimismo. Il fotografo bernese è stato un eccezionale cantore dei lati più leggeri di una società in rapida evoluzione, riuscendo a cogliere la felice energia che pervadeva alcuni aspetti della vita comune e che permetteva di guardare il futuro con rinnovata serenità.
Con una leggerezza che tanto ricorda Henri Lartigue, Steiner catturava col suo obiettivo, gli aspetti positivi e felici della quotidianità, visti attraverso le donne e il loro nuovo ruolo sociale, le auto, le gare sportive, la vita delle città, le scoperte tecniche, il boom economico con la nascita del consumismo dei grandi magazzini, l'epopea del grande alpinismo, e altro ancora.
<+titolino>Le inquadrature
<+tondo><+togli_rientro>La mostra, che si snoda sui due piani della Villa dei Cedri, è divisa in sezioni tematiche che permettono di ricostruire in modo preciso tutti gli aspetti della sua carriera. Uno dei soggetti preferiti da Steiner è il mondo dell'infanzia; spesso è proprio il figlioletto Jürg a fungere da modello, come nell'immagine che lo presenta in abito da sciatore. I ritratti infantili, almeno quelli che appartengono a una sfera d'indagine privata e personale, si caratterizzano per l'inquadratura ad "altezza uomo", quasi che si volesse mostrare il mondo dalla stessa visuale dalla quale veniva colta dal bambino. Più prossima al reportage è invece la serie che testimonia l'arrivo di un treno, nella primavera del 1945, carico di piccoli profughi provenienti dal Belgio; in queste immagini è particolarmente intenso il contrasto tra lo sguardo stravolto e triste delle vittime della guerra con quello, carico di zelo umanitario, dei soccorritori.
<+titolino>Corpi atletici e alpinismo
<+tondo><+togli_rientro>Altro soggetto molto frequentato è quello della donna e del suo ruolo nella società che si sta velocemente evolvendo. Steiner le vede come vere e proprie «eroine della modernità», siano esse operaie, impiegate in nuove professioni, attrici, atlete, che aprono la via alla loro definitiva emancipazione.
Steiner eccelse anche nel campo della pubblicità. In particolare, seppe cogliere con maestria lo spirito di modernità che trasmetteva l'automobile, così legata al mito della velocità, della libertà, del viaggio. Molto riuscita è la serie dedicata all'Opel Olympia. Per pubblicizzare questo nuovo modello, Steiner creò una sorta di fiction, seguendo i trasferimenti, da Berna fino al Ticino, di due giovani fanciulle a bordo di quell'auto. Non va dimenticata, inoltre, l'epopea dell'alpinismo. Questa tematica, cui Steiner si dedicò con passione - lui stesso era un provetto scalatore -, gli procurarono, all'inizio della carriera, grande fama e considerazione. Le tragedie sulla parete nord dell'Eiger, una delle ultime vette inviolate delle Alpi e, in seguito, la sua conquista, tra il 1935 e il 1938, rappresentano uno dei vertici assoluti della sua ricerca. (Per informazioni sulla mostra: tel. 0041.91.8218520).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Documenti allegati
Eco di Bergamo FOTO STEINER