Cultura e Spettacoli
Martedì 24 Marzo 2009
I capolavori dei maestri russi
Dal 4 aprile la mostra a Villa Olmo
Nella rassegna opere di Kandinsky, Chagall, Malevic e Pavel Filonov
Tra i dettagli presenti nel capolavoro spunta dai tetti dietro la casa un secchio di legno con un pennello, forse usato da un misterioso poeta per scrivere nel cielo giallo un testo in ebraico tratto dalla Bibbia.
Un altro quadro dal fascino senza tempo e dalle trame metafisiche è Lo specchio (1915) nel quale risalta il contrasto fra la grandezza degli oggetti e la piccola figura di donna che riposa china sul tavolo. Tutto ruota intorno alla finitezza dell’uomo e all’illusione di poter vedere qualcosa che non è ancora. Il dipinto illustra uno specchio in una preziosa cornice in cui si riflette una lampada ad olio immersa nei toni del viola. La parete verde della stanza è illuminata da una luce gialla in un sottile gioco di rimandi ad un altrove. Tra le opere di maggiore importanza della mostra ci saranno anche le tele astratte di Wassily Kandinsky realizzate tra il 1915 e il 1919, come Due ovali, una delle poche del periodo russo. È un quadro che darà il via a nuovi esiti. Gli ovali circoscrivono uno spazio nel quale si susseguono le invenzioni astratte oltre a forme allungate e un animale marino, in basso sulla destra, che ricorda le figure biomorfe che vedremo solo nell’ultimo Kandinsky. Di grande intensità è anche Paesaggio estivo (1909) del periodo di Murnau, giocato sui toni del blu, che sprofonda nel buio del nero, e del giallo. È interessante osservare i termini della rappresentazione che non riprende le case, ma l’emozione che l’artista prova nel guardarle. Qui si avvertono gli influssi della pittura francese, da Gauguin a Matisse, approfondita nel soggiorno di Parigi fra il 1906 e il 1907.
Venti opere in mostra tracciano un percorso nella multiforme avventura di Kazimir Malevic tra post-impressionismo, cubofuturismo, suprematismo e la tarda produzione neofigurativa. Alcuni dipinti suprematisti hanno volutamente titoli fuorvianti come Realismo pittorico di una contadina a due dimensioni, il celebre Quadrato rosso (1915), per dimostrare all’osservatore che ogni ricerca verso un riferimento alla realtà tangibile è inutile. A Como vi saranno anche le opere sontuose e quasi sconosciute di Pavel Filonov per lunghi anni occultate e sacrificate alle regole della madre Russia sotto il regime staliniano.
Si dice che il pittore fosse talmente preso dalla sua arte da voler dormire su un letto senza materasso per non perdere tempo prezioso da dedicare ai suoi quadri. Nella Famiglia contadina (1914) ci svela un mondo di figure immobili e misteriose.
Stefania Briccola
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