Asor Rosa, intellettuale
tra letteratura e politica

È morto a 89 anni il celebre critico e docente universitario: nel ’56 lasciò il Pci fino al ’72. Il suo nome è legato alla Storia della letteratura italiana di Einaudi

A 89 anni è morto oggi il professor Alberto Asor Rosa, uno dei più importanti studiosi della letteratura italiana dal Barocco al Novecento, ma soprattutto un intellettuale “militante”, impegnato fin da giovane nella politica. Ricoverato da una decina di giorni nella clinica Villa Margherita, a Roma, sembrava essersi ripreso dai problemi di salute, al punto di essere vicino alle dimissioni, programmate venerdì, come ha ricordato la figlia Angela.

Era nato a Roma il 23 settembre 1933, per diplomarsi al Liceo Classico Augusto di Roma, si è poi laureato alla Sapienza, relatore Natalino Sapegno. Baffoni spioventi e la chioma fluente, quasi a sottolineare il carattere ribelle, Asor Rosa era studioso di fama, docente di storia della letteratura alla Sapienza, intellettuale di formazione marxista da sempre impegnato nella dialettica tra cultura e potere e nell’analisi della realtà sociale. Lasciò il Pci nel 1956, come molti altri intellettuali che reagirono inorriditi alla tragedia ungherese, e vi rientrò solo nel ’72: lavorò alla sua trasformazione ed è stato più volte parlamentare (eletto nel ’79), e poi, dopo la caduta del Muro, membro della direzione del Pds e direttore della nuova “Rinascita”, che sotto la sua guida però prese sin dal primo numero le distanze dal passato togliattiano, e questo non era proprio un’ovvietà per la rivista fondata dal Migliore.

Studioso di fama, docente di storia della letteratura alla Sapienza, intellettuale di formazione marxista era da sempre impegnato nella dialettica tra cultura e potere e nell’analisi della realtà sociale.

Studioso in particolare della letteratura italiana moderna e del periodo barocco, ha ideato e diretto la monumentale Storia della letteratura Einaudi, e tante monografie e corsi universitari affollatissimi dedicati ai grandi protagonisti della letteratura italiana. Per lui il classico di una vita era l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto: «L’età giusta per leggere l’Orlando Furioso intensamente e non distaccarsene più - diceva - è fra i 30 e i 40 anni, quando uno è, ancora abbastanza giovane per ricordarsi che la realtà quotidiana non è tutto e già abbastanza maturo per capire che oltre il visibile esistono mondi che non vale la pena perdere» Mentre il suo impegno più politico, militante per carattere, è legato alla collaborazione a periodici come «Mondo operaio» «Mondo nuovo» e alla direzione di «Contropiano» «Laboratorio politico» e, infine, appunto «Rinascita» nel ’90/91.

Nel 2005 gli sono stati dedicati studi in onore: “Critica e progetto. Le culture in Italia dagli anni Sessanta a oggi”, mentre è del 2020 il volume Scritture critiche e d’invenzione, contenente un’ampia selezione della sua produzione saggistica e letteraria.

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