“Chovanščina” torna alla Scala
Musorgskij visto da Martone

Milano: stasera e per sei repliche (fino a venerdì 29 marzo) l’ultimo capolavoro del compositore russo

Assente da parecchi anni dal palcoscenico del teatro alla Scala, torna stasera e per sei repliche (fino a venerdì 29 marzo) “Chovanščina”, ultimo cupo capolavoro di Modest Musorgskij.

Composta a verso il 1872, mai portata completamente a termine, “Chovanščina” è un grandioso affresco corale ispirato alla Russia del XVII secolo. Intrisa di pessimismo, vigorosa nel tratteggio di alcuni personaggi dalla dubbia e inquieta moralità (l’invasata Marfa, l’ambiguo Chovanskij, il tetro Dosifej) l’opera di Musorgskij non venne mai rappresentata vivente il compositore, il quale morì prima di completarne l’orchestrazione e di decidere con quale finale suggellare la partitura.

Fu per merito di Rimskij-Korsakov, orchestratore di una versione forse poco fedele allo spirito arcaico e crudo della musica di Musorgskij, se l’opera ebbe una prima rappresentazione ufficiale nel 1911.

Oggi, alla revisione di Rimskij, si preferisce quella del 1931 firmata da Dmitrij Šostakovič forse fin troppo lugubre, ma più fedele alle intenzioni dell’autore. È proprio quest’ultima versione a essere stata scelta da Valery Gergiev, grande interprete della musica russa, per le nuove rappresentazioni scaligere.

L’allestimento, di grandissimo impatto visivo, è firmato da Mario Martone. Il bravo regista italiano ha scelto una lettura “atemporale”, brutale e senza pudore, specchio del nostro presente. n 
Giancarlo Arnaboldi

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