Dieci anni senza Merini: premio speciale

Brunate celebra la poetessa con un’edizione del concorso letterario a lei dedicato ricca di novità. La sezione “strega segreta”, l’intitolazione della mulattiera per Como, la partecipazione alle celebrazioni regionali

«Non voglio dimenticarti, amore, / né accendere altre poesie: / ecco, lucciola arguta, dal risguardo dolce, / la poesia ti domanda / e bastava una inutile carezza / a capovolgere il mondo. / La strega segreta che ci ha guardato / ha carpito la nudità del terrore, / quella che prende tutti gli amanti / raccolti dentro un’ascia di ricordi».

Per non dimenticare Alda Merini (a dire il vero, il rischio non si corre, semmai c’è da studiarne l’opera e preservarla dalla banalizzazione facebookiana) un verso di questa poesia ha ispirato una sezione speciale dell’ottava edizione del Premio internazionale di letteratura a lei dedicato dal Comune dove ha avuto origine la sua famiglia, Brunate, il “balcone sulle Alpi” collegato con Como dalla funicolare rimasta proverbiale tra le figlie della poetessa (a lei che lamentava «Il mio cuore è attaccato a un filo», un parente rispose «ma va’ là, che il tuo cuore è attaccato al cavo della funicolare»).

Donne straordinarie

La sezione “La strega segreta”, aperta a poesia e racconti dedicati a “donne irregolari”, è una delle novità di questa edizione, che vede rinnovare la collaborazione del Premio con Noir in Festival, dopo che due anni fa, proprio le storie della Merini e di Santa Guglielma - per la Chiesa un’eretica, da quando i suoi resti furono bruciati nel 1300 a Milano con tre seguaci vivi; una santa per i brunatesi, che nella chiesa parrocchiale custodiscono quello che è ritenuto il suo ritratto più attendibile - attrassero sul monte la grande scrittrice canadese Margaret Atwood.

Un aneddoto su questo tema lo aggiunge, con un pizzico di autoironia, Luisella Veroli, biografa ufficiale di Alda Merini e giurata del Premio a lei intitolato: «In quanto donna irregolare (e proprio per questo scelta da Alda come biografa e confidente) posso testimoniare che siamo state anche un po’ streghe segrete in tempi in cui non era di moda. Teneva appeso a un chiodo un ferro di cavallo che mi appoggiava sul ventre per guarirmi da eventuali “gravidanze isteriche” e poi lo metteva nel suo grembo per interrogare i visceri al posto del suo cervello che, a causa degli elettrochoc, a suo dire, aveva interi segmenti con la memoria cancellata».

La “strega segreta” è la ciliegina sulla torta, ma il piatto forte restano le sezioni che si sono consolidate negli anni, superando le mille adesioni a edizione, da tutta Italia e da diversi paesi europei: poesia edita e inedita, under 18, e poi quelle riservate ai lavori poetici prodotti dalle scuole e a tesi e saggi sulla poesia contemporanea. Le ultime due particolarmente care al comitato organizzatore e alla giuria, che credono nel valore dell’educazione alla poesia e della ricerca in ambito letterario. Il bando, la cui scadenza è stata appena prorogata dal 1° al 30 novembre, si può scaricare dal sito premioaldamerini.org.

Ma il Premio Merini nacque dieci anni fa non solo, e non tanto, per aggiungere un concorso letterario ai numerosi già esistenti in Italia, quanto piuttosto per salvare un pezzo della storia di Alda, per molti aspetti simbolica del ’900 italiano, e riconnetterla con l’“heimat” di Brunate, cui teneva molto, ma che aveva smesso di frequentare dopo essere stata “inghiottita” dal manicomio. Quando l’Ansa trasmise la notizia della sua morte, al tramonto del 1° novembre 2009, chiamai un amico che desiderava creare un Premio letterario a Brunate, Giorgio Albonico, per dirgli che ora sì avremmo potuto dargli un nome e un significato, e non essere solo dei replicanti nel “premificio” italico. Non a caso lanciammo l’idea con una passeggiata, condotta da chi scrive con Vito Trombetta e scandita dagli aforismi di Alda, per le vie del borgo storico di Brunate, quello meno frequentato dai turisti, quello in cui scelse di vivere il conte di Como Giovanni Merini con la contadina brunatese Maddalena Baserga, dove nacque Nemo, il padre di Alda, e dove ancora si trova la sede della Società di mutuo soccorso fondata dal nonno nel 1885.

Dal 2009, e soprattutto nell’ultimo lustro, dopo avvicendamenti e new entry, si è creato un gruppo di persone che non ha mai smesso di lavorare, e prima ancora di sognare, per fare di Brunate e del versante che la collega con Como il “Monte dei poeti”. Un progetto di rigenerazione ambientale, culturale e umana attraverso la cultura, che ruota attorno alla “via delle scalette”, la mulattiera costruita nel 1817 per «sollevare dallo stento la popolazione lavoratrice», messa in ginocchio dalla carestia dell’“anno senza estate” (1816). «Brunate è un paese piccolo, ma non è un piccolo paese, perché ha deciso di credere nella cultura organizzando iniziative come questa» , disse Moni Ovadia ritirando due anni fa il premio alla carriera “Più bella della poesia è stata la mia vita”.

Un bosco poetico

E proprio nel decennale della morte di Alda Merini si corona il sogno di intitolarle la parte superiore della mulattiera che fece conoscere i suoi nonni (si sposarono nel 1884, dieci anni prima della costruzione della funicolare) e che verrà inaugurata con una passeggiata creativa (altro progetto di successo partito nel 2016 con quella “Sulle orme di Alda Merini”) domenica 3 novembre. Il ritrovo sarà alle 10 a Milano, accanto alla scultura “Ago, filo e nodo”, che ha ispirato un verso meriniano: «Prima di venire / portami un grosso ditale / perché devo ricucirmi il cuore». Che il “grosso ditale” nasca «per l’ago e il filo, la singolare struttura posta in piazzale Cadorna», lo disse la stessa Merini in un’intervista inclusa nel libro “Treni d’autore” (EDUCatt, 2012). Nello stesso volume Alda racconta che «le ferrovie Nord mi ricordano la mia infanzia. Mio padre, infatti, lavorava in un’agenzia di assicurazioni nei pressi della stazione Cadorna. Da qui poi prendevamo il treno per raggiungere Brunate, in provincia di Como, dove viveva ancora mia nonna e dove mio padre era nato».

Seguiremo quello stesso tragitto, e dopo pranzo, scenderemo a piedi, per inaugurare il Sentiero Merini, che sarà allestito con cartelli poetici bilingui permanenti in legno. «Si nasce non soltanto per morire, / ma per camminare a lungo, / con piedi che non conoscono dimora / e vanno oltre ogni montagna», recita uno stralcio di “Padre mio” della stessa Merini, dedicato al padre celeste, ma anche a quello terrestre. Come in “Una Maddalena”, rivelò la stessa Alda, non si riferiva solo alla figura biblica, ma anche all’omonima nonna brunatese.

Pietro Berra è giornalista, poeta e presidente di giuria del Premio internazionale di letteratura Alda Merini

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