Filadelfo Castro:
«Ci vediamo a Sanremo
con Rita Pavone»

Il chitarrista e produttore comasco avrà anche il compito di dirigere l’orchestra all’Ariston

Ci sono ben poche cose che non riesca a fare con una chitarra. Virtuoso, eclettico e dotato di un talento eccezionale, Filadelfo Castro è uno degli artisti più completi che Como possa vantare. Oltre ad essere uno straordinario chitarrista, infatti, il quarantatreenne comasco è anche produttore, arrangiatore, autore e compositore per il cinema, la tv (“Dottori in corsia” in prima serata su Rai3 e “Ambrosoli il prezzo del coraggio” in prima serata su Rai1) e la pubblicità, con un curriculum di collaborazioni illustri da far girare la testa. L’ultima in ordine di tempo è sicuramente quella con Rita Pavone in occasione della sua partecipazione al prossimo Festival di Sanremo, che vedrà lo stesso Filadelfo impegnato anche nella direzione dell’orchestra che accompagnerà le esibizioni dal vivo dell’artista torinese.

Com’è iniziata la tua collaborazione con Rita Pavone?

Qualche tempo fa ho lavorato alla cover del brano “Come Mai” di Max Pezzali insieme al giovane youtuber Leonardo Decarli e il suo manager l’ha fatta sentire a Claudio Cecchetto per avere la sua autorizzazione a pubblicarla. Successivamente, Claudio ci ha chiamati dicendo che era la più bella versione che avesse sentito dopo quella originale. Così è nato tra noi un bellissimo rapporto di lavoro e, quando Rita lo ha chiamato per produrre e arrangiare il suo pezzo da presentare al Festival di Sanremo, Claudio l’ha mandata da me.

È stato ed è bello lavorare con lei?

Credo che questa sia l’esperienza più bella della mia vita, perché Rita è una cantante di grande livello. Il pezzo, scritto da suo figlio George Merk, mi è piaciuto da subito, abbiamo fatto un gran lavoro di produzione, ma lei è stata eccezionale. Il brano era appena abbozzato, lei è arrivata in studio, mi ha chiesto se poteva cantarlo e le ho detto di aspettare ancora un giorno, perché volevo sistemarla un po’. Il giorno dopo è tornata, abbiamo fatto tre take, uno più bello dell’altro, ci ha lasciato liberi di scegliere quello che ci piaceva di più e se n’è andata. Un’artista incredibile che ha le idee chiarissime e sa apprezzare e valorizzare il lavoro altrui.

La canzone inizialmente non è stata inserita in gara. Cos’è successo, poi?

Eravamo quasi certi della sua esclusione, perché il suo nome non figurava tra i big. La sera del 6 gennaio abbiamo saputo che, invece, la canzone era stata presa. La versione ufficiale ci è stata raccontata da Amadeus che, dopo la fuga di notizie dei primi giorni dell’anno sui concorrenti, si è tenuto due nomi, quello di Rita e quello di Tosca, da rivelare nella puntata del suo programma “Soliti ignoti” andata in onda il giorno dell’Epifania.

Come hai reagito alla notizia?

È stata un’emozione indescrivibile, è bellissimo vedere gli artisti con cui collaboro ottenere queste vittorie e crescere. Rita non ne ha certo bisogno, ma mancava da Sanremo da quarantanove anni e riuscire a riportarla su quel palco con un bel pezzo e un mio arrangiamento è una soddisfazione strepitosa.

È notizia di ieri, invece, che non solo sarai presente al Festival, ma addirittura dirigerai l’orchestra che accompagnerà la Pavone.

Lo so da qualche giorno, ma ho aspettato a comunicarlo perché prima di renderlo ufficiale volevo fare la prima prova con l’orchestra. Ho la fortuna di avere accanto uno dei migliori fonici italiani, Marco Barusso, che ha vinto otto Festival di Sanremo in quindici anni, oltre alla presenza di un altro comasco, Patrizio Carà, che ha curato insieme a me le partiture del brano. Siamo una bellissima squadra e non vediamo l’ora di cominciare.

Finita l’esperienza sanremese, cosa ti attenderà a casa?

Sto lavorando al nuovo disco di Ron Moss, che ho conosciuto quasi per caso grazie ad una comune amica e, dopo aver sentito un po’ di mie produzioni, ha deciso di affidarmi la sua. Questo è il suo primo album da solista, che sarà suonato da me e da molti altri musicisti italiani.

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