Giulia Staccioli: «Un ritorno alla danza, felici di stare insieme»

Festival “Como Città della musica” Fondatrice e coreografa di Kataklò, porta questa sera all’Arena del Sociale il suo “Back to dance”

Ventisei anni di successi e di un personalissimo stile che ha influenzato notevolmente il linguaggio del balletto, in Italia e non solo. Parliamo di Kataklò Athletic Dance Theatre, la nota compagnia di danza (o meglio “physical theatre”), che, questa sera, sabato 9 luglio, alle 21.30, salirà sul palco nell’Arena del Teatro Sociale di Como, per un nuovo appuntamento del Festival “Como Città della musica”.

Per la rassegna estiva, Kataklò propone lo spettacolo “Back to dance”, un vero inno alla danza, alla vita, che vuole coinvolgere la platea, trascinandola con entusiasmo e vitalità. ( I biglietti costano da 27 euro a 20 euro, più prevendita. Sono acquistabili alla biglietteria del teatro o sul sito www.teatrosocialecomo.it. In caso di maltempo, lo spettacolo potrà essere rappresentato in teatro. In caso di sospensione dopo l’inizio dello spettacolo, non si avrà diritto ad alcun rimborso). Sulla scena, sei danzatori proporranno le coreografie pensate da Giulia Staccioli, fondatrice e coreografa del gruppo, per questo nuovo allestimento, che segna il desiderio di tornare, finalmente, alla danza. Ne parliamo proprio con la coreografa.

Signora Staccioli, fin dal titolo, lo spettacolo che vedremo a Como, stasera, segna un nuovo inizio per Kataklò, come per tutti?

“Back to dance” è nato proprio dalla nostra forte volontà di tornare sul palco a fare quello per cui siamo nati: danzare. Quando, qualche mese fa, siamo riusciti a tornare in sala prove, abbiamo voluto, prima di tutto, capire noi stessi, il nostro stato d’animo, indagare le fragilità e la solitudine che avevamo sperimentato. Lo abbiamo fatto, tuffandoci nel nostro passato e contemporaneamente, rivestendolo di una nuova veste, con lo sguardo rivolto al futuro. È stato bellissimo capire che ognuno di noi aveva voglia di futuro.

Lo slancio creativo, dunque, come un ponte, tra passato e ciò che verrà?

Sì, è così. Abbiamo fatto riferimento alla parte più umana e più fisica di noi stessi. Come è spesso accaduto nella mia storia di coreografa, ho attinto molto al mondo greco, agli archetipi, per poi compiere un percorso attivo, al quale vogliamo far partecipare anche il pubblico che ci segue dalla platea. Lo spettacolo sarà un caleidoscopio di emozioni e soprattutto vuole esprimere gioia e leggerezza, per celebrare la festa dello stare insieme e dell’esprimere, attraverso il gioco della danza, tutta la vitalità possibile.

Quale struttura avrà la coreografia?

“Back to dance” è articolato in quattro tappe, che scandiscono un percorso figurativo e simbolico. Le tappe sono: l’umanità, la mitologia, l’eroismo, la leggerezza. Sarà un “racconto” attraverso la fisicità, comprensibile a tutti. Io, come d’abitudine, lavoro costruendo messaggi stratificati di cui un pubblico vasto può cogliere il significato.

Questa, in fondo, è proprio la cifra espressiva che ha reso i Kataklò noti in Italia e all’estero. Che ne pensa?

Nella mia storia personale e professionale, ho sempre vissuto il linguaggio coreografico come educativo, come momento di fusione tra il linguaggio dell’atletica, lo stile coreutico e quello teatrale. L’idea fondamentale era ed è quella di coinvolgere tutti e non solo gli addetti ai lavori, lavorando sempre per la qualità.

Uno stile che ha fatto scuola?

Dopo quasi trent’anni di attività mi pare di poter dire che qualcosa di ciò che abbiamo proposto nel tempo sia rimasta. Agli inizi, il linguaggio di Kataklò veniva visto con sguardo molto critico dai puristi, oggi le cose sono cambiate. Inoltre la danza è tante cose. C’è sempre spazio per molti linguaggi.

Abbiamo parlato di passato e futuro. Qual è ora il domani di Kataklò?

La compagnia attualmente è attiva su vari fronti, con progetti in Italia e all’estero e anche con una bella attività accademica che vede partecipare tanti giovani danzatori da tuta l’Italia. Incrocio le dita e sono fiduciosa. Continueremo la nostra strada per vivere appieno la gioia della danza e comunicarla a chi viene a vederci nei teatri.

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