Nei quadri la Como perduta
Mostra e passeggiata

Pinacoteca: dal 14 al 28 luglio esposizione straordinaria di tre dipinti relativi a scorci della città non più esistenti, collegata al progetto “Como un Quadro”

Il progetto Como un Quadro, viaggio a tappe intorno al Lario attraverso cento opere d’arte, cui stiamo dedicando una doppia pagina l’ultimo lunedì di ogni mese, esce dalle pagine del giornale e approda a Palazzo Volpi.

Il Comune di Como, infatti, è stato il primo patrocinatore dell’iniziativa, promossa da “La Provincia” con l’associazione Sentiero dei Sogni, e la Pinacoteca civica, in particolare, è un partner attivo, che ha messo a disposizione fin dalla prima puntata immagini delle opere esposte, ma anche di quelle per ora “nascoste” nei depositi. Proprio da questi ultimi stanno per uscire, per un’esposizione straordinaria di due settimane legata a Como un Quadro e che si concluderà con una passeggiata creativa a tema, tre dipinti legati tra loro da un prezioso filo conduttore. Ovvero dal fatto che ci mostrino luoghi di Como fondamentali per la storia della città, ama non più esistenti. E, quindi, non più visibili, se non nelle opere dei paesaggisti dei secoli passati.

Le tre opere saranno esposte nella sala Campo Quadro dal 14 al 28 luglio. La prima, in ordine cronologico ma anche di importanza e bellezza, è una “Veduta della Città di Como”, olio su tela di grandi dimensioni (110x153 centimetri), che risale al quinto decennio del diciassettesimo secolo e di cui non è noto l’autore. Datazione e attribuzione dell’opera sono state, in verità, a lungo discusse: in passato la si era ritenuta un lavoro eseguito nel 1618 del pittore svizzero Giovan Domenico Caresana, legandola a un altro quadro a lui attribuito e custodito in Pinacoteca, la veduta (ricostruita a posteriori in quanto già demolita) della Villa Museo di Paolo Giovio dipinta nel 1619. Proprio Villa Gallia, sorta sulle ceneri di quella del Giovio, delimita, lo sguardo del pittore sul lato sinistro, mentre su quello destro fanno da confine le mura della città con le loro torri. Ma è l’edificio al centro in primo piano quello a cui è dato maggior rilievo e che più colpisce lo spettatore. Si tratta del convento di San Giovanni in Pedemonte, già sede dell’Inquisizione, completamente distrutto nel 1814 e del quale rimane una traccia soltanto nel nome della stazione di Como San Giovanni che sorge al suo posto.

Ancor più importante per la storia della città è il porto, interrato 150 anni fa esatti, che si può vedere in un acquerello dipinto da Giuseppe Bisi attorno alla metà del 1800. In questo caso le dimensioni (22 x 33) e lo stato di conservazione dei colori non perfetto, rendono il quadro meno affascinante a prima vista, ma di grande importanza storica per due motivi: il primo, come detto, è il luogo eternato, il secondo l’autore, maestro dei paesaggisti ottocenteschi lombardi, primo titolare della cattedra di pittura del paesaggio istituita a Brera nel 1838. Chiude il trittico dei “luoghi perduti” l’opera di Virginia Comerio Longoni, intitolata “Resti del Palazzo Pretorio”, un olio su tela di 39,5x30 centimetri dipinto nel 1846, quando, il palazzo che un tempo costituiva con il Broletto un’unica sede municipale, era già stato in parte demolito (nel 1653) per fare spazio all’abside settentrionale del Duomo, ma ne resisteva ancora una porzione, vissuta e utilizzata come si può vedere in altre due opere della stessa pittrice, fino proprio agli anni 1846-47.

Dalla Pinacoteca, domenica 28 luglio alle 14.45, partirà la passeggiata creativa “Como un Quadro: Radice, Terragni e i paesaggi perduti”, condotta da chi scrive. Vedremo questi e altri scorci perduti di Como (come il mercato del grano in piazza San Fedele), ma anche la mostra “Mario Radice: il pittore e gli architetti”, presentata dal co-curatore Paolo Brambilla. E poi andremo alla ricerca delle suggestioni ricevute durante ala visita alla Pinacoteca, passando per piazza San Fedele, dove un indizio resta del mercato del grano, quindi per piazza Cavour, che ha preso il posto del porto, per arrivare al Novocomum di Terragni, dove, grazie allo storico Giorgio Cavalleri, che lì abita, e all’Archivio Terragni potremo avere accesso a tanti spazi solitamente chiusi al pubblico, compreso il tetto/terrazza e scoprire dettagli inediti della relazione tra le opere di Radice e Terragni e gli eventi storici che portarono alla fine del fascismo. Fine percorso a Como San Giovanni alle 18.30. Info e iscrizioni su http://comounquadro.eventbrite.it.

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