Santimone:
«Cinque canzoni
per stare vicini»

La cantautrice presenta in questa intervista il suo Ep da solista “Introduzione di un’isola”

È uscito lo scorso 12 febbraio e si intitola “Introduzione di un’isola”, il primo Ep registrato al New Mood Recording Studio di Olgelasca e mixato e masterizzato al Proof of Sound studio di Garbagnate Milanese della cantautrice Santimone, al secolo Francesca Giannella, fondatrice, nel 2011, della band comasca Marshmallow Pies e, oggi, impegnata in questa nuova avventura da solista. Cinque i brani contenuti nel disco, prodotto da Giorgio Baù e distribuito da Artist First, che si muovono con leggerezza tra cantautorato e genere pop, in un continuo muoversi di colori, suoni e atmosfere.

Santimone, da dove arriva questo nome d’arte?

Santimone è il cognome della mia mamma. Visto che nella vita di tutti i giorni porto il cognome di mio papà, volevo omaggiare mia madre nella mia vita artistica, soprattutto perché lei è la persona meno “musicale” del mondo, quindi mi piaceva molto il contrasto tra le due cose. Inoltre, è una parola composta e richiama il timone, che è un elemento indispensabile quando ci si trova per mare. Il tema marino, infatti, ricorre moltissimo in tutto l’Ep, ed il mare è sicuramente il mio punto di riferimento.

Anche nel titolo “Introduzione di un’isola” è presente il mare. Come mai hai scelto questo titolo così particolare?

Il titolo è arrivato da sé. La parola “introduzione” sottolinea il fatto che questo è la mia opera prima, l’”isola” invece, è un luogo che, nel mio immaginario, evoca benessere, pace e serenità. Spero che queste sensazioni arrivino anche a chi ascolterà l’album.

Quando e come sono nati i brani contenuti in questo disco?

Ho iniziato a scrivere canzoni in italiano in concomitanza con il progetto Marshmallow Pies, per il quale scrivevo brani in inglese. Quando ne ho messe da parte un po’ ho iniziato a proporle in alcuni club della zona sotto lo pseudonimo di Bye Bye Blue, poi il tutto si è evoluto ed è diventato Santimone. Le canzoni presenti nell’Ep sono, quindi, state scritte in momenti diversi, tra il 2015 e il 2019.

C’è un filo conduttore che unisce le canzoni tra loro?

Nonostante sembra che siano slegate, ognuna di loro mostra le diverse sfumature della mia scrittura e, per quanto riguarda le prime quattro, è un po’ come se andassero a costruire una storia che inizia e finisce. La quinta traccia, invece, solo strumentale, ha la funzione di “sciacquare” tutte le emozioni nate e vissute in quelle precedenti e preparare al risveglio, alla fine del disco.

Chi ha suonato con te in questo album?

La chitarra nel brano “Nemmeno Puoi” è di Lorenzo Parenti, il basso e i cori in “Outro” sono di Marco “Morco” Amadio de L’officina della Camomilla e le tastiere e la chitarra elettrica in “Milano Blu” sono di Giorgio Baù.

Come mai hai deciso di far uscire l’Ep nonostante questo momento di grande incertezza per l’intero panorama artistico italiano?

Il disco doveva già uscire nell’aprile dello scorso anno, ma quando è stato chiaro che l’emergenza sanitaria non si sarebbe risolta a breve, insieme ai ragazzi che collaborano con me ho deciso di aspettare. Alla fine del 2020, visto il protrarsi della situazione, ci siamo detti che, anche in assenza di live, c’era la necessità di dare alle persone maggiori possibilità di ascoltare musica nuova, di sentirsi vicini, comunicare e condividere anche attraverso altri strumenti, come i social, che ci permettono di mantenerci in contatto anche con persone che vivono in altri paesi. Niente, comunque, è paragonabile ai concerti dal vivo.

Come immagini il momento in cui si potrà tornare ad esibirsi dal vivo?

C’è gente che non suona o non va ad un concerto da più di un anno. Sono convinta che, non appena si potrà, si suonerà ovunque e il più possibile. Anche l’approccio del pubblico sarà diverso: credo che la musica live sarà rivalutata e richiamerà persino coloro che prima della pandemia non erano soliti andare ai concerti. Sono certa che, sapendo come si vive senza, non ci perderemo più nessuna occasione.

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