Serata d’onore per Garbo:
la festa dell’indipendenza

Questa sera all’Officina della Musica di Como con il collaboratore Eugene per un “live” speciale - Racconterà la sua vita d’artista, condotta con la caparbietà di chi rifiuta di piegarsi al mercato

Nel 1981, in classifica, impazzano “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri, “Woman in love” di Barbra Streisand e le nonne impazziscono per gli occhioni di Nikka Costa mentre frigna “(Out here) On my own”. È l’anno della “Maledetta primavera” di Loretta Goggi, del “Gioca jouer” di Claudio Cecchetto, insomma, dopo anni di grande creatività la musica italiana è più pop che mai.

Ma ci sono delle eccezioni. Una è una vecchia volpe della discografia, Franco Battiato, che era pop (anzi, beat), negli anni Sessanta, aveva trascorso un decennio operando sperimentazioni sempre più estreme per poi sintetizzare tutto con “L’era del cinghiale bianco”, bissato da “Patriots”. Ma nel 1981 arriva “La voce del padrone”, un successo incredibile, al di là di ogni aspettativa. E c’è la firma di Battiato anche in “Per Elisa”, brano che vince Sanremo e lancia, definitivamente, Alice.

A questi due artisti viene affiancato un giovane milanese, poco più che ventenne. Al loro confronto è un assoluto debuttante, ma siccome è “strano, ma pop” ha senso mandarlo in tour con i due compagni di scuderia.

Ha poco di italiano, però, e fin dalla sua prima canzone si intuisce che il suo mondo è un altro. “A Berlino... va bene” è frutto dell’esperienza tedesca di Bowie e dei primi vagiti dei Japan, dei ritmi matematici dei Kraftwerk e dalla musicalità modernissima, ma irresistibile dei Blondie. È il primo frutto della creatività di Garbo, che ha iniziato proprio in quell’anno una carriera che è arrivata recentemente a un punto di svolta.

Orgogliosamente indipendente fin dal suo quinto album (sono passati trent’anni e da allora ne ha pubblicati altri dieci), grazie a una coerenza artistica che lo ha visto rifiutare tutte le occasioni di compromesso, ha mantenuto un seguito leale di seguaci che, grazie alla rete, si è rivelato molto più cospicuo di quanto l’artista stesso potesse sospettare. Lo prova il grande affetto che lo circondato, data dopo data, quando ha annunciato l’ultimo tour, ogni concerto si è trasformato in un vero e proprio evento, tanto da convincere Garbo a un ultimo spettacolo, molto particolare.

In “Scortati... a Berlino” rilegge i suoi primi due album, che lasciarono un segno indelebile su tantissimi musicisti, in duo con Eugene, collaboratore prezioso e capace di cogliere l’attualità di classici come “Generazione”, “Moderni”, “Vorrei regnare”, ma anche e soprattutto quei brani raramente eseguiti, ma non per questo meno affascinanti. Stasera, mercoledì 22 gennaio, alle 21 Garbo e Eugene sono a Como, all’Officina della Musica di via Giulini 14/B. La formula è quella della “Serata d’onore”, per raccontare anche la genesi di quei dischi e una vita d’artista condotta con la caparbia convinzione di non doversi mai piegare al mercato (e aveva ragione lui: alla fine è morto il mercato!) per conquistare un pubblico che non fosse realmente interessato alla sua arte.

Ingresso a 18 euro, ingresso con cena (dalle 19.30 alle 21) a 28 euro, informazioni e prenotazioni: 349/280.39.45.

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