Stefania Rocca:
«Porto a Como
la mia enigmatica Rose»

Martedì e mercoledì, alle 20.30, arriverà sul palco del Teatro Sociale di Como, nel cast di “Il silenzio grande”, spettacolo scritto da Maurizio De Giovanni e diretto da Alessandro Gassman

È un’attrice bella e versatile che passa agevolmente dal teatro al cinema, fino alle fiction tv di successo. È Stefania Rocca che, martedì e mercoledì, alle 20.30, arriverà sul palco del Teatro Sociale di Como, nel cast di “Il silenzio grande”, spettacolo scritto da Maurizio De Giovanni e diretto da Alessandro Gassmann. Insieme a Massimiliano Gallo e con Monica Nappo, Paola Senatore, Jacopo Sorbini, l’attrice sarà protagonista di un testo che oscilla tra commedia, dramma, con l’aggiunta di un pizzico di mistero. Al centro della storia, le vicende, non sempre serene, di uno scrittore e della sua famiglia. Il pubblico (biglietti da 28 a 13 euro più prevendita. Info: www.teatrosocialecomo.it e 031/270170) assisterà dunque a un allestimento che è il risultato della nuova collaborazione tra lo scrittore napoletano autore di best seller come la saga “I Bastardi di Pizzofalcone” e Alessandro Gassmann, alla regia. Il precedente era stato il remake teatrale di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, visto anche al Sociale, qualche stagione fa. Intanto, è proprio Stefania Rocca a fornirci qualche anticipazione su “Il silenzio grande”.

Signora Rocca, che tipo di famiglia è quella raccontata in questo spettacolo?

La vicenda è ambientata negli anni Settanta, vede protagonista la famiglia Primic. Il padre, interpretato da Massimiliano Gallo è uno scrittore molto famoso e apprezzato. Già durante gli anni del grande successo, Valerio non è mai stato un marito e un padre molto presente, occupato com’era nella scrittura e nella promozione dei suoi libri. La storia lo coglie, in più, in un momento di crisi di ispirazione e questo non giova ai rapporti familiari. Si creano così tanti piccoli silenzi, distanze e fratture, apparentemente piccole, che potrebbero portare al “silenzio grande”, alla incapacità di comunicare.

Lei interpreta Rose, la moglie di Valerio. Chi è questa donna?

È una figura “enigmatica”, una donna straniera che ha sposato un italiano e che si sente sempre un po’ estranea al suo ruolo, in una famiglia di tradizione patriarcale. La vediamo, spesso, chiedere aiuto ed è portatrice di solitudine e di un pizzico di mistero che non possiamo certamente rivelare!

Per interpretare Rose, lei ha rinunciato ai capelli biondi. Perché?

Volevo trasmettere un’idea di naturalezza e il biondo platino non sarebbe stato adatto. Rose non è una donna trascurata ma ha un’immagine che comunica una certa sobrietà. Per interpretarla, ho puntato a estraniarla dal gruppo familiare. È una moglie e una madre sui generis, che deve misurarsi anche con la governante di famiglia (interpretata dalla brava Monica Nappo, ndr) che è la vera confidente di Valerio.

Lo spettacolo propone spunti di attualità, pur essendo ambientato indietro nel tempo?

Il tema della famiglia è universale e in particolare, qui vengono colte le difficoltà nei rapporti che si fanno più intense quando entrano in gioco anche problemi economici. Il mio personaggio, poi, con la sua sensibilità femminile, potrà offrire spunti di riflessione interessanti.

Del resto, per lei, l’esplorazione della psicologia femminile è sempre stata importante, nel suo lavoro di attrice…

È uno dei motivi per cui ho scelto questa strada. In qualunque ambito, mi piace sondare le emozioni e le storie delle donne. Penso, ad esempio, a “Scandalo” di Arthur Schnitzler, in cui interpretavo Emma, un personaggio anticonformista (ma Stefania Rocca ha collezionato tantissime interpretazioni, da Edda Ciano a Giovanna D’Arco a Mafalda di Savoia ndr). Insomma mi piace “giocare” recitando, e credo che in questo modo si possa restare sempre bambini.

A proposito di saghe familiari, molti ricorderanno la fiction “Una grande famiglia”, di cui lei fu tra i protagonisti, ambientata tra Brianza, Comasco e Lecchese. Che ricordi ne ha?

Fu un’esperienza molto bella, con tanti bravi colleghi. Ricordo l’amichevole accoglienza nei luoghi dove giravamo e poi dei paesaggi stupendi, dal lago a prati verdissimi e tanta natura.

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