Tommaso Imperiali: «E ora faccio da solo. Con una canzone per chi cerca stimoli»

L’intervista Già voce e chitarra dei Five Quarters, lancia il singolo “Ragazzini viziati” in attesa dell’album d’esordio

È uscito lo scorso 24 marzo “Ragazzini viziati”, il primo singolo dell’avventura solista del cantautore comasco Tommaso Imperiali, già voce e chitarra della band Five Quarters, con il quale ha partecipato ad “Area Sanremo”, arrivando tra i 50 finalisti che si sono contesi la partecipazione al Festival di quest’anno.

Il brano anticipa il suo album d’esordio, “Meccanismi di difesa”, previsto per la fine dell’estate ed è accompagnato da un videoclip, girato a Bologna dal videomaker Fabrizio Ferraro, che ha curato anche la realizzazione della copertina.

Una nuova avventura, questa, per Tommaso, in cui risuona forte la sua impronta rock d’ispirazione americana e, soprattutto, springsteeniana e che attesta, ancora una volta, il suo grande amore per la musica del Boss, già dimostrata dalle sue numerose partecipazioni al contest bergamasco “Cover Me” dedicato al songwriter statunitense e ideato dal gruppo “Noi & Springsteen”.

Tommaso, quando e come è nato questo tuo primo singolo da solista?

Questo brano è frutto di un lungo lavoro, realizzato insieme al produttore e musicista Lorenzo Cazzaniga, il primo assaggio di un disco che ho iniziato a scrivere circa un anno fa e il primo senza i Five Quarters, in cui ho cercato di tenere insieme le due anime che più mi appartengono, quella cantautorale e quella da rock band. Ho sperimentato un approccio completamente diverso da quello a cui ero abituato: qui, mi sono trovato a costruire un pezzo totalmente mio, sia per la parte testuale che per quella musicale, non rinunciando, però, ad un sound “da band”, in modo da poterlo proporre dal vivo proprio con i Five Quarters.

Ascoltando il brano, la prima impressione che si ha è quella di trovarsi davanti alle forti sonorità rock’n’roll del primo Edoardo Bennato. Ti ci ritrovi?

In parte sì, perché questa cosa me l’hanno detta in tantissimi. Bennato lo ascolto e mi piace molto, quindi lo prendo come un grande complimento, ma non pensavo che si sentisse così tanto la sua influenza. Devo dire che mi fa piacere, anche perché la sfida di questo singolo e, in generale, di tutto l’album, è stata proprio quella di fondere l’attenzione per i testi, scritti rigorosamente in italiano, con un sound di impronta più americana, cosa che Edoardo Bennato è riuscito egregiamente a fare.

Chi sono i “ragazzini viziati”?

Tutti coloro, a prescindere dall’età e dalla condizione economica, personale o familiare, che vivono la monotonia, la fatica di dare un senso alla propria quotidianità e di trovare nuovi stimoli e nuove cose a cui appassionarsi, una sensazione che abbiamo provato tutti quanti nel periodo della pandemia e anche in quello post-pandemia, che si è lasciato dietro parecchi strascichi. Allo stesso tempo, si parla dell’importanza che, in momenti come questi, assumono relazioni e situazioni apparentemente secondarie e insignificanti, capaci, però, di rivelarsi essenziali e motivanti.

Con “Ragazzini viziati” hai partecipato ad Area Sanremo. Come hai vissuto questa esperienza?

Devo dire che arrivare in finale è stata una bella soddisfazione a prescindere, perché mi ha fatto capire che sono sulla strada giusta. Uno dei giudici presenti, al termine dell’esibizione, mi ha chiesto se “per caso ascoltavo Bruce Springsteen”, e lì l’autostima è salita, perché è stata riconosciuta l’impronta forte del Boss.

Parliamo del titolo dell’album, “Meccanismi di difesa”. Da dove arriva?

“Meccanismi di difesa”, che sarà anche il titolo di uno dei brani del disco, indica il fil rouge che lega tra loro tutte le tracce, nelle quali saranno declinati, in ambiti e visioni differenti, tutti i “meccanismi di difesa” che ognuno di noi mette in atto in diverse circostanze. Definirlo un “concept” credo sia esagerato e pretenzioso, ma di sicuro sarà un album omogeneo, con un filo conduttore forte sia nei testi che nei suoni.

A che punto sei con la realizzazione del disco? Chi hai coinvolto in questo progetto?

Le registrazioni sono quasi finite, quindi direi che sono ad un ottimo punto. La gran parte degli strumenti è stata suonata da Lorenzo Cazzaniga, mentre la batteria è quella di Riccardo Cappi dei Five Quarters, così come la sezione fiati. Saranno otto tracce, che usciranno dapprima in digitale su tutte le piattaforme e poi sicuramente in supporto fisico.

Prossimi progetti?

Un concerto con i Five Quarters il 5 maggio all’Arci Joshua Blues Club di Albate e altre date estive, anche fuori regione, in cui proporrò in anteprima i brani del nuovo album e qualche pezzo storico della band.

Come stai affrontando questa nuova avventura in solitaria?

Con tanto entusiasmo e qualche certezza in meno, ma sono sicuro che, comunque vada, sarà un viaggio emozionante.

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