Una Lugano da incorniciare
Con due perle di Ghielmetti

Da incorniciare il concerto dedicato a “The Lost European” Raoul Wallenberg, andato in scena giovedì sera al Palazzo dei congressi. Per ricordare questo “giusto” svedese che salvò la vita a centinaia di migliaia di ebrei di Bucarest durante l’occupazione nazista, un gruppo di artisti ungheresi ha conquistato il pubblico in sala

Una serata magica a Lugano per rendere omaggio a una persona speciale.

Da incorniciare il concerto dedicato a “The Lost European” Raoul Wallenberg, andato in scena giovedì sera al Palazzo dei congressi. Per ricordare questo “giusto” svedese che salvò la vita a centinaia di migliaia di ebrei di Bucarest durante l’occupazione nazista, un gruppo di artisti ungheresi ha conquistato il pubblico in sala.

Incredibile la prestazione dei fratelli Sándor e Adam Javorkai, rispettivamente violinista e violoncellista: a entrambi sono stati affidati preziosi Stradivari che nelle loro mani si trasformano letteralmente in poderose armi musicali. Il virtuosismo incentrato sulla velocità d’esecuzione raramente si coniuga con la qualità, ma non è certo il caso di questi due talenti che maneggiano gli strumenti fin dalla più tenera età.

A questo si deve aggiungere la complicità familiare di chi ha suonato fianco a fianco per tanti anni, un’intesa percepibile dagli sguardi e dai sorrisi durante la celebre “Danza ungherese” di Brahms, eseguita come richiestissimo bis, ricorrendosi tra le note e costringendo la bravissima pianista Katalin Falvai a prodursi in vorticosi saliscendi per la tastiera.

Ha accompagnato anche il soprano Margit Fodor che ha proposto due arie da “La vedova allegra” di Léhar. Non mancavano anche artisti locali: la giovane arpista Elisa Netzer ha stupito con un brano di Carlos Salzedo mentre la performance del cantautore comasco Luca Ghielmetti è stata ricca di sorprese,da “Le copains d’abord” di Georges Brassens con i due Javorkai che si sono prestati ad abbandonare le partiture per seguire il fisarmonicista Franchino Piccolo e il chitarrista Giuseppe Pini nei sobborghi di Parigi. Poi, la toccante dedica a “Gigi Meroni” e una “Grazie Raoul”, composta per l’occasione.

Alessio Brunialti

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