Visioni di Villa Carlotta: passeggiata tra arte, cinema e fotografia

Scrigno di tesori eternato da tanti artisti e scrittori: il 1° settembre ospiterà un itinerario guidato , in collaborazione con Sentiero dei Sogni e Wikimedia Italia

Stendhal, nel “Diario del viaggio nella Brianza” (1818) annota che, tra i luoghi dove amerebbe vivere, «il più bello è alla Tremezzina, presso la casa Sommariva». Gustave Flaubert, nelle “Note di viaggio” (1845), confessa di avere abbracciato un statua, nei saloni della villa in cui il conte Giovanni Battista Sommariva aveva raccolto la collezione di opere d’arte che ancora si può ammirare in quella che ora si chiama Villa Carlotta, come la principessa di Prussia cui fu regalata nel 1847: «L’Amore e Psiche di Canova, non ho guardato altro nella galleria - scrive l’auore di “Madame Bovary” - ; vi sono tornato più volte, e all’ultima ho abbracciato sotto l’ascella la donna svenuta che tende verso Amore le sue lunghe braccia di marmo. [...] Mi si perdoni: il mio solo bacio sensuale, da tanto tempo, fu quello».

E pensare che un’altra scrittrice, passata alla storia per un capolavoro non meno epocale, “Frankenstein”, è riuscita a trovare un difetto nella copia (realizzata, va detto, dall’allievo Adamo Tadolini tra il 1819 e il ’24, pur basandosi sul modello in gesso di Canova) della statua il cui originale si trova all’Ermitage di San Pietroburgo (scolpita dal maestro nel 1796, tre anni dopo aver ultimato la prima versione che è al Louvre). «Non sono un’ammiratrice delle donne di Canova - afferma Mary Shelley nel suo libro “A zonzo per la Germania e l’Italia” -. Si dice che abbia avuto eccezionali opportunità di studiare le forme femminili; ma ponete la sua Venere, o qualunque altra statua di donna, accanto a quelle degli scultori greci, e i difetti balzeranno agli occhi anche dei meno istruiti. C’era un pezzo antico che raffigura una ninfa dormiente nella sale di Villa Sommariva, che segnava un forte contrasto rispetto alla moderna Psiche. Pareva che le dita potessero imprimersi nel marmo, guardando come il simulacro della carne aveva ceduto alla posizione della figura. La statua di Canova, invece, sembrava muoversi solo in corrispondenza delle giunture, come se nessun’altra parte del corpo fosse influenzata dall’atteggiamento».

Mary Shelley trascorse ben due mesi all’“Albergo Grande della Cadenabbia”, proprio a fianco di Villa Carlotta, nell’estate del 1840, per cui ebbe modo di frequentare assiduamente la dimora ancora di proprietà degli eredi Sommariva (tre anni dopo l’avrebbero ceduta alla principessa Marianna di Nassau, mamma di Carlotta). Sarà Mary a guidarci, domenica 1° settembre (ritrovo alle 16), in una seconda uscita sul campo legata al progetto “Como un Quadro” e condotta da chi scrive: il “Grand tour Villa Carlotta” (iscrizioni sul sito di Villa Carlotta, per contatti [email protected]), una “Passeggiata visionaria” attraverso le stanze e il giardino botanico della storica magione, ma, soprattutto, attraverso gli occhi, le parole, i quadri e i film dei creativi che, nelle loro opere, hanno esaltato e interpretato lo straordinario dialogo della villa con il suo parco e con le ville che si trovano aldilà dello stretto braccio di lago che la separa da Bellagio. Dopo una proiezione iniziale, che ci porterà dal primo artista che fece tappa sul lago di Como all’epoca del Grand Tour, Francis Towne nel 1781, fino ai film degli anni ’80 e ’90 che hanno, involontariamente, reso possibile l’incontro lariano che i coniugi Shelley (Percy sarebbe poi morto nel mare di Viareggio nel 1822) tentarono invano di combinare con l’amico Lord Byron nel 1818. E i partecipanti saranno invitati ad aggiungere una propria visione personale, partecipando con le loro foto al concorso Wiki Loves Monuments.

Tra visioni artistiche - nella “sala delle vedute” sono raccolti alcuni degli autori che hanno dipinto la villa, a partire da due colonne dell’arte italiana del XIX secolo come Giuseppe Bisi (titolare della prima cattedra di pittura del paesaggio a Brera) e Alessandro Sanquirico (scenografo della Scala) - e letture poetiche - gli Shelley, Rogers, Wordsworth e altri - arriveremo fino al punto più alto e antico del parco, l’uliveto, da cui vedremo, come in un gioco di specchi, Mary che nel suo libro vede Villa Sommariva da Villa Serbelloni, alta su Bellagio, forse costruita sulle ceneri della Tragedia di Plinio il Giovane, di certo frequentata da Leonardo. E conosceremo l’ultimo grande artista straniero che dipinse Villa Carlotta nel 1894, il talentuoso impressionista russo Isaac Levitan. E sentiremo come nostre le parole con cui Mary Shelley scrisse la sua ultima pagina lariana, proprio sotto un pergolato nei giardini di questa “casa”: «Occhi, guardate un’ultima volta! Presto la cortina dell’assenza cadrà su questo scenario insuperabile».

Pietro Berra

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