Sparatoria di Canzo
La pistola non si trova

Rimane in carcere il papà che ha ferito al luna park l’aggressore di 16 anni del figlio maggiorenne

Al giudice che lo ha interrogato in carcere, la vigilia di Natale, avrebbe detto che la pistola che ha sparato non era sua. E che non sa dove sia finita, perché ad impugnarla sarebbe stato il sedicenne rimasto ferito al polpaccio.

Si difende e respinge le accuse, ma resta comunque in cella, l’uomo di Albavilla, accusato dai carabinieri del nucleo operativo di Como e dai colleghi della stazione di Asso di lesioni personali gravi, porto e detenzione abusiva d’arma da fuoco per il pomeriggio di paura vissuto domenica al luna park di Canzo.

Secondo gli inquirenti l’uomo, l’antivigilia di Natale, si sarebbe armato di una pistola calibro 22 e sarebbe andato a Canzo per vendicare le botte ricevute dal figlio diciottenne il giorno prima. Proprio in quel luna park il giovane sarebbe stato aggredito e picchiato dal sedicenne finito in ospedale con un proiettile nel polpaccio e una prognosi di trenta giorni.

Non un’inchiesta agevole, quella dei carabinieri. Innanzitutto perché l’arma che ha ferito vittima e presunto feritore è sparita e lo stesso uomo nega di sapere dove si trovi. Eppure gli inquirenti non sembrano nutrire alcun dubbio sul fatto che sia stato proprio lui a impugnare l’arma e a sparare. E che la ferita al gluteo per cui lo stesso cinquantaduenne è stato costretto a farsi medicare in pronto soccorso - dove sono scattate le manette, poche ore dopo la sparatoria - se la sarebbe procurata lui stesso mentre cercava di nascondere velocemente l’arma.

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