Dongo, tagliate le rose
in ricordo dei gerarchi
Il sindaco: «Gesto vile»

Resta alta la tensione dopo la commemorazione Lettera di Muolo dopo il vandalismo e le critiche Anpi

Una lettera aperta del sindaco e i fiori lasciati sulla ringhiera del molo dai nostalgici recisi da ignoti nella notte. Sono questi gli spunti che fanno discutere a Dongo all’indomani della commemorazione dei gerarchi svoltasi quest’anno con tre mesi di ritardo per via dell’emergenza sanitaria.

L’Anpi Dongo aveva chiesto al sindaco, Giovanni Muolo, di vietare una manifestazione ritenuta dall’associazione partigiani un chiaro esempio di apologia del fascismo e il primo cittadino ha inteso chiarire perché ne ha autorizzato lo svolgimento.

«L’Anpi, con la condivisione di alcuni cittadini, ci contesta un atteggiamento passivo con la concessione di uno spazio pubblico per una manifestazione chiaramente fascista – così si rivolge Muolo ai suoi concittadini – Penso che la Storia abbia emesso verdetti inequivocabili: il fascismo, colpevole di aver trascinato l’Italia in una catastrofe materiale e morale, esce sconfitto in modo categorico con un responso pesantissimo di responsabilità che nessun può e deve cancellare. La nostra Costituzione, nata e ispirata ai valori della Resistenza, garantisce la libertà di pensiero fino a che questo non diventi un pericolo per l’ordine democratico arrivando a suggestionare le folle».

E, quindi, la domanda centrale. «Manifestazioni come quelle di Dongo e Mezzegra possono condizionare la gente diventando un pericolo per democrazia? - si chiede il sindaco nella lettera aperta - Io credo che per evitare qualsiasi totalitarismo, quindi non solo quello fascista, non basti negare simili iniziative, ma serva innanzitutto una quotidianità fatta di tolleranza, rispetto e condivisione, mantenendo acceso il fuoco della democrazia con l’impegno civico e il rispetto delle regole. Queste considerazioni sono alla base delle nostre scelte, confortati anche dai valori cristiani della nostra cultura che invitano alla tolleranza e al rispetto dei morti».

Il primo cittadino condanna quindi il gesto dei fiori recisi: «Reputo un gesto assurdo e vile quello di recidere le rose deposte sulla ringhiera della fucilazione dei gerarchi e mi sento di denunciarlo istituzionalmente - conclude - Ogni anno, purtroppo, si torna sull’argomento senza crescere; spero ci sia occasione di confrontarsi senza il timore di mancare di rispetto ai caduti o interpretando questo proposito come atto di debolezza che può portare a una recrudescenza autoritaria».

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