Gravedona, evade al cimitero di Brenzio
Era in visita sulla tomba della mamma

Ferito uno dei quattro agenti di scorta. L’uomo era stato arrestato a dicembre

Ha del clamoroso quanto avvenuto sabato 12 marzo, intorno alle 9.30, nel cimitero di Brenzio, sopra Gravedona.

Un detenuto del Bassone, che era in visita alla tomba della madre morta di recente, è evaso aggredendo gli agenti della polizia penitenziaria che l’avevano accompagnato facendo poi perdere le proprie tracce. L’uomo, Massimo Riella, 48 anni, residente a Consiglio di Rumo, è ancora ricercato nei boschi della zona, montagne che tra l’altro conosce benissimo.

Ingente il dispiegamento di forze che vedono impegnati, in una sorta di “guardie e ladri” in cui questa volta c’è poco da giocare, gli agenti della polizia penitenziaria, i carabinieri della compagnia di Menaggio, i forestali ma anche i militari della Guardia di finanza e le polizie locali del territorio oltre alla Polstrada.

L’uomo è noto per essere persona difficile da gestire e da catturare. Pare che una volta, per sfuggire dalle mani dei carabinieri, si fosse lanciato addirittura dal secondo piano di una casa senza riportare conseguenze.

Ma anche all’interno del carcere del Bassone il detenuto aveva creato non pochi problemi. Nelle scorse settimane infatti, la cronaca si era occupata di lui perché per protesta - a inizio gennaio - era salito sul tetto del carcere di Albate e per convincerlo a desistere (dopo tre ore) erano dovuti intervenire i vigili del fuoco.

In quella occasione, mostrando una agilità fuori dal comune che contribuisce ora a renderne difficile la cattura, attaccandosi ad un tubo di scolo aveva raggiunto la sommità del penitenziario, a diversi metri di altezza, il tutto approfittando di un solo attimo di distrazione delle guardie.

Il motivo della protesta già allora era il mancato permesso per andare ai funerali della madre deceduta. Sabato 12 invece, Riella era riuscito ad ottenere il permesso di uscire dal carcere per andare a fare visita almeno alla tomba della donna, nel cimitero di Brenzio sopra Gravedona.

Quattro gli uomini della penitenziaria inviati per fargli la scorta. Ma all’improvviso il detenuto, da quanto è stato possibile ricostruire, avrebbe sferrato una violenta gomitata al volto di uno degli agenti, ferendolo e scappando poi tra i boschi della frazione dell’Altolago, inutilmente inseguito dagli altri agenti.

(Mauro Peverelli)

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