Il Festival di Venezia
premia Sancassani

La storiaImportante riconoscimento al Lido all’ex proprietario del cinema Vittoria di Bellagio «Rifiutò una generosa offerta di Dolce e Gabbana»

Ha inseguito un sogno partito da Bellagio, dal Cinema Vittoria, raggiungendo la scorsa settimana dopo sessant’anni di pellicole il Premio Lizzani alla 72esima Mostra internazionale del cinema di Venezia. Un premio ancora più importante perché alla sua prima edizione, insomma Antonio Sancassani è il nome, l’esempio da seguire nel mondo della proiezione cinematografica. Il bellagino, 73 anni di cui quasi sessanta dietro un proiettore, ha ricevuto al Lido di Venezia il premio dal presidente della Biennale Paolo Baratta.

Premiato dal presidente

La motivazione riassume in poche righe la vita di Sancassani: «Per la sua attività quarantennale che si fonde in un’ incondizionata passione, Antonio Sancassani è stato capace di trasformare la sala Mexico di Milano da luogo di periferia in centro assoluto dell’esercizio cinematografico italiano di qualità. Grazie alla sua costante attenzione al cinema indipendente italiano che ha avuto la sua massima espressione nel sostegno al film “Il vento fa il suo giro” di Giorgio Diritti, ignorato dalla distribuzione ufficiale e da lui tenuto in programmazione per ben due anni».

Sancassani vive tra Milano e Bellagio, a Bellagio aveva in gestione fino a tre anni fa il Cinema Vittoria, l’unico presente in paese, a Milano lotta con il Cinema Mexico contro i colossi della distribuzione.

Tutto ebbe inizio dal papà che pur essendo contadino portò il piccolo Antonio al cinema, naturalmente il Vittoria: «Non ho mai capito come mai mio padre mi portasse al cinema, ma lo ringrazio per questo, per me fu un colpo di fulmine – spiega Sancassani -. Mi ricordo benissimo la prima volta in sala di proiezione al Vittoria, era come un’astronave per me a quell’età. Tutto fantastico, un sogno, il Cinema Vittoria è stato per me il Nuovo Cinema Paradiso. Da lì tutto ha avuto inizio, da mio padre contadino che mi fa entrare in quella sala buia e poi illuminata dalle immagini e dal sogno».

Un sogno che per Sancassani è durato molte stagioni: «A Milano mi sono trovato a dirigere dieci cinema, proprio in quel periodo ho visto il Mexico e ho voluto renderlo diverso – spiega Sancassani -. Ormai ha quasi quarant’anni ed ha una sua identità molto precisa, difende il cinema d’autore e certi film particolari che non vuole nessuno. Mi trovo anche a lottare con la grande distribuzione che minaccia, se un film passa da me di non proiettarlo».

Sancassani è un uomo di valori, quelli inculcatigli dal padre contadino, tanto da rinunciare ad una ricca offerta da Dolce & Gabbana per ritirare il suo locale a Milano in via Savona 57.

E sempre per quei valori decise di gestire a Bellagio il Cinema Vittoria, il suo cruccio è legato proprio a Bellagio.

Il rammarico

«Da quando è chiuso io non riesco più a passare davanti al Vittoria, per me non è solo una sconfitta ma è la scomparsa di una fetta di vita. Per adeguarlo al digitale d’altra parte servivano 70mila euro, era una spesa enorme».

Un cinema che rappresenta la storia del paese ma che non può essere rimesso in funzione,

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