Mezzegra: le scarpe di Claretta
e la visita dell’altra Edda
La storia non finisce

Don Luigi Barindelli, classe 1929, mostra le foto dei calzari indossati dall’amante del duce. E racconta del recente incontro con la nipote di Mussolini

Non è un inedito assoluto perché se ne era già parlato - proprio su “La Provincia” - nel 2014. Ma le foto di quelle scarpe con la zeppa che don Luigi Barindelli, classe 1929, mostra con una qualche ritrosia, forse rappresentano davvero un altro (l’ultimo?) contributo alla ricostruzione dei fatti che segnarono la fine del regime fascista. E, più in dettaglio, la fine di Benito Mussolini e Claretta Petacci.

Già, perché quelle scarpe che neppure uno storico e giornalista come Giorgio Pisanò riuscì mai a trovare, appartengono proprio all’amante del duce e sono custodite da una persona del posto. Forse addirittura di Mezzegra, si scrisse qualche anno fa, il luogo dove i fatti si consumarono in quell’aprile del 1945.

«Sì, sono proprio le scarpe che Claretta Petacci indossava quel 28 aprile ’45. Ritengo le abbia perse mentre il corpo ormai senza vita da Mezzegra stava per essere trasportato a Milano», aggiunge. Dallo studio della casa parrocchiale, dove vive da 58 anni guidando la piccola comunità, don Luigi mostra le sei immagini di cui è venuto in possesso.

Decano dei sacerdoti lariani, dal lontano 1984 (“Ma forse anche da prima”, aggiunge) celebra a fine aprile la Messa in suffragio di Benito Mussolini e Claretta Petacci. Un personaggio conosciuto in tutto il lago e non solo. Qualche settimana fa, per esempio, alla porta della casa parrocchiale ha bussato una distinta signora, chiedendo di voler incontrare don Luigi.

«Quella donna era Edda Negri Mussolini, nipote di Benito Mussolini e figlia della sua ultimogenita Anna Maria, morta giovanissima a 38 anni e di Nando Pucci Negri (presentatore televisivo, ndr) - conferma il sacerdote -. E’ arrivata senza preavviso. Voleva vedere Giulino di Mezzegra e i luoghi di quell’aprile ’45. Ho parlato a lungo con lei. Un dialogo cordiale. Edda ha rimarcato come dopo 73 anni ci sia ancora tanto odio. Mi ha confidato che la nonna, donna Rachele, le ha insegnato sin da piccola a perdonare. E’ stata anche sul cancello di Villa Belmonte, prima di lasciare Mezzegra».

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