Porlezza, la frode delle auto usate
Sequestrati beni per tre milioni

Il provvedimento del Gip di Como verso un commercialista

Il ruolo del commercialista pare fosse già emerso nel corso degli interrogatori di garanzia successivi all’esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare a carico di cinque persone del Porlezzese accusate (nel 2019) di avere aggirato l’Iva non versando le imposte dovute nell’ambito dell’importazione di vetture usate di provenienza comunitaria.

Secondo quanto riferirono all’epoca gli indagati, il professionista nell’ambito della sua attività di consulenza fiscale, avrebbe ideato il modello di frode curandone, in ogni minimo dettaglio, gli aspetti operativi: dal reclutamento dei prestanome al dirottamento dei presunti proventi illeciti su conti correnti esteri e nazionali al fine di preservarli da eventuali azioni dello Stato.

Per questo motivo il pubblico ministero titolare dell’indagine, la dottoressa Simona De Salvo, aveva valutato di stralciare la posizione del commercialista facendo nascere un nuovo fascicolo penale a suo carico.

Un passaggio importante di questa indagine-bis si è avuto in queste ore, con l’esecuzione di un sequestro preventivo chiesto dalla Procura e concesso dal giudice delle indagini preliminari Carlo Cecchetti. Provvedimento che ha colpito un commercialista di Milano di 58 anni, amministratore di fatto – secondo la tesi accusatoria – di una delle società cardine attorno a cui ruotava la compravendita di auto, la S&B Auto già a Grandola ed Uniti, poi spostata a Milano ma con sede locale a Porlezza.

Le cifre finite sotto sequestro sono di circa tre milioni di euro, ovvero 1.706.855 euro per i presunti reati fiscali e 1.213.951 euro per l’ipotizzato reato di auto-riciclaggio. L’operazione è stata eseguita dai militari della Compagnia di Menaggio della Guardia di finanza.

Secondo l’accusa l’indagato avrebbe ideato il sistema, essendone – per usare le parole del pm poi utilizzate anche dal gip – non solo la mente delle operazioni ma anche «il regista».

«Un ruolo emerso in modo evidentissimo», ha chiosato il giudice, soprattutto nelle dichiarazioni degli altri indagati che risalgono al 2019.

Secondo quanto sostenuto dalla pm De Salvo, il giro di auto usate passava da Germania e Repubblica Ceca con acquisti fatti figurare come effettuati direttamente dai privati, mentre in realtà si trattava di operazioni simulate in quanto nel mezzo – come intermediario - c’era la S&B Auto di Porlezza.

I precedenti indagati avevano definito la propria posizione, mentre ora l’indagine è concentrata su ruolo del commercialista.

(Mauro Peverelli)

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