Tremezzina, donatore Avis per 127 volte
E adesso si è iscritto anche il figlio

Moreno Piana in 36 anni di impegno ha donato 70 litri di sangue. Un modello per Sergio

Donare un po’ di se stessi agli altri fa da sempre parte del Dna di Moreno Pianarosa, 63 anni, casa a Ossuccio, alpino del gruppo “Sondrio” con la “penna nera” cucita sul petto. E il primato di ben 127 donazioni di sangue sotto l’egida dell’Avis Valsolda (l’Avis territorialmente di riferimento) è stato per lui un motivo di grande orgoglio, ma anche l’occasione per arruolare nella squadra dei donatori anche il figlio Sergio, 24 anni, che proprio ieri ha ottenuto il via libera a far parte della famiglia dell’Avis. Un momento storico per questa famiglia di Tremezzina molto conosciuta, da celebrare con una foto tra padre e figlio sul lettino dell’ospedale di Menaggio - a donazione finita - per suggellare un giovane e nuovo donatore entrato a far parte dell’Avis. «Ho iniziato a donare trentasei anni fa - sottolinea Moreno Pianarosa - Sentivo il bisogno di fare qualcosa per gli altri e ancora oggi mi torna in mente la frase che pronunciava spesso, sul lavoro, il mio capo-vendita in Ticino: “Nella vita non sono i passi o i chilometri che fai, ma le impronte che lasci”. L’Avis cercava donatori e non ci ho pensato un solo istante. Da lì in poi l’Avis è entrata a far parte della nostra casa e della nostra famiglia. Con l’ultima di questa settimana ho raggiunto le 127 donazioni. E non mi fermo certo qui, soprattutto ora che ad affiancarmi in questa bella esperienza - che consiglio a tutti - c’è mio figlio Sergio». Il discorso s’interrompe per qualche secondo. In sottofondo si sente una melodia che richiama ai canti alpini. «Ci stavo pensando proprio questa mattina (ieri mattina, ndr). A conti fatti in trentasei anni ho donato quasi 70 litri di sangue - osserva ancora Moreno Pianarosa, al suo fianco la moglie Pinuccia -. E dalla prima donazione il filo conduttore è sempre stato lo stesso: far del bene agli altri sapendo di far del bene anche a me stesso. E’ questo il concetto che ho voluto trasmettere a mio figlio Sergio, che l’ha subito fatto proprio. Ripeto, per me la centoventisettesima donazione, coincisa con l’ok per mio figlio a donare è stato un gran bel momento». Di questi tempi, alla luce anche dei mesi durissimi del lockdown, non poteva mancare una riflessione sull’emergenza sanitaria in essere e sui timori legati alla prosecuzione di un’esperienza così meritoria. «E’ proprio nei momenti di difficoltà che bisogna serrare i ranghi. Non mi sono mai posto il problema di interrompere le donazioni. Anzi colgo l’occasione per ringraziare medici e infermieri dell’ospedale di Menaggio per la gentilezza e l’assoluta professionalità - conclude Moreno Pianarosa -. Sono stati mesi difficili per tutti e credo che, anche alla luce delle difficoltà vissute dal nostro Paese e dal nostro territorio, donare un po’ di se stessi agli altri sia non solo utile, ma anche molto importante. Quando smetterò di donare il sangue? Non mi sono posto il quesito. Per ora vado avanti come sempre. C’è ancora tanto bisogno di donatori. Spero che altri - a cominciare dai giovani - optino per questa nobile scelta».

(Marco Palumbo)

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