Giustiziato dall’Isis:
«Mio figlio si era pentito»

Ghassan Abdessalem si trovava in Siria prima come foreign fighters poi in prigione , colpito alla testa La famiglia in Italia da 17 anni vive a Lomagna in via de Gasperi, «Si era dissociato, nel suo ultimo messaggio sapeva di morire, aveva paura»

La famiglia Abdessalem è in lutto: il figlio Ghassan, che si trovava in Siria prima come foreign fighters per l’isis e da cinque mesi detenuto dagli stessi militanti del sedicente Stato Islamico è stato giustiziato con un colpo di pistola in testa.

Incarcerato da cinque mesi

E’ più noto alle cronache lecchesi il fratello minore Ghait che nel 2015 era stato espulso dall’Italia col divieto di tornarci per 15 anni ed invece è rientrato abusivamente e lo scorso 13 luglio è stato arrestato dagli agenti della Digos di Lecco ed ora si trova in carcere. «Mio figlio – racconta il padre Ali che vive con la famiglia in via De Gasperi – da cinque mesi era in prigione, adesso che l’Isis si sta disgregando l’hanno ammazzato. Suo cognato, il fratello della moglie, ci ha detto che gli hanno sparato un colpo di pistola in testa. La notizia ci è arrivata giovedì scorso, mentre mi trovavo in ospedale con mia moglie dopo aver subito un infortunio sul lavoro, ero caduto. Si era dissociato, mesi e mesi fa mi ha mandato un messaggio vocale in italiano, per non farsi capire, lo faccio ascoltare».

Sono le ultime parole di Ghassan che la famiglia, che si trova in Italia da 17 anni, ha sentito: «Se mi sentono la prossima volta mi uccidono. L’isis non scherza per nulla». Probabilmente vedeva già scritto il suo destino: «Ormai era contro l’Isis, diceva che erano dei pezzi di m….. Ma ormai non importa, ormai mio figlio è morto e non lo rivedrò più, è come perdere un pezzo di me stesso».

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