Da Mariano in viaggio fino alle pendici del K2

La storia Un sogno che si è trasformato in realtà per i brianzoli Igor Malgrati e Samuele Radice. Sono arrivati a 5mila metri: «Conquista con te stesso»

Per dieci anni è stato un sogno fino a quando, ad agosto, il grigio della roccia alternato al bianco dei ghiacciai sono diventati la reale cornice del percorso che ha portato Igor Malgrati e Samuele Radice alle pendici della seconda vetta più alta della Terra. Perché un mese fa i due appassionati di montagna, nato a Carugo, ma residente a Mariano il primo, residente a Cassina Rizzardi, ma dipendente a Carugo il secondo, non hanno resistito al richiamo del K2 , partendo dalla Brianza per poter godere del panorama che si ammira anche dai “soli” 5mila metri raggiunti sulla cima che svetta tra Pakistan e Cina.

Non scalatori professionisti

Questa l’impresa dei due uomini che seppur non scalatori di professione, certo hanno le gambe allenate per poter raccogliere la sfida di salire un ottomila. «Una decina di anni fa iniziammo ad andare in montagna insieme, appassionandoci della storia dell’ alpinismo» spiega Igor che si sofferma sulla genesi della spedizione «Giocoforza inciampi nel K2 perché è una delle montagne più mitiche, soprattutto, a livello italiano visto che la prima salita nel ‘54 è stata fatta da una spedizione italiana».

Esperto d’acqua nei paesi in conflitto Igor, bancario Samuele (autore delle foto, Ndr), certo il lavoro non li porta sulle vette. «Nel 2015 abbiamo fatto una prima spedizione insieme sul Kilimangiaro. A distanza di sette anni, abbiamo fatto questo secondo viaggio perché la pandemia ci ha fatto realizzare che o lo fai adesso con impegni che ci sono, l’età che passa, o chissà quando succede» prosegue Igor che ricorda come dal contatto di una collega si sia via via scritta la trama della storia che li ha portati a Islamabad.

Qui è dove sono atterrati i due brianzoli come racconta Igor nel proprio blog “Le Tire bouchon bleu” dove ricostruisce le tappe di un viaggio non solo alla scoperta della montagna. «E’ una conquista con te stesso» ammette Igor che riscopre le emozioni provate nel salire i dislivelli del ChogoRi. «Eravamo un po’ in dubbio sulla riuscita, perché anche se pronti fisicamente, devi fare i conti con gli imprevisti, ad esempio, la nostra guida si è ammalata. Ma siamo stati fortunati: all’arrivo alle pendici, la visuale si è aperta».

Fatiche ripagate

Tanto è bastato a ripagare la fatica di un percorso dove la natura impone i suoi tempi, i propri rumori, ma anche i suoi scorci, permettendo loro di riscoprire la notte stellata.

«Non è immediata l’esplosione di gioia avviene la mattina quando ti svegli e vedi le montagne» dice.

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