Frode fiscale o disastro imprenditoriale? Il manager rischia condanne altissime

L’inchiesta Tre giorni di interrogatori per la bancarotta della galassia di Giovanni Maspero. Interrogato in Procura l’imprenditore alleggerisce la posizione del fratello: «Lui non c’entra»

Ora che si avvicina il momento del giudizio, l’inchiesta sulla clamorosa frode fiscale da oltre cento milioni di euro - sfociata nella bancarotta fraudolenta delle società di Giovanni Maspero - fa emergere anche risvolti umani che gettano una luce inedita sull’intera vicenda. Ben inteso, nulla che davvero possa modificare le contestazioni (pesantissime) mosse a carico dell’ex patron della barca Azzurra in American’s Cup, ma nell’indagine sono emersi aspetti che rendono il crollo dell’impero Maspero un caso in parte differente, rispetto alle frodi fiscali pensate, volute e gestire solo per violare la legge e rubare soldi al fisco.

Gli interrogatori

Una conferma è arrivata dagli interrogatori, che si sono tenuti in Procura nell’ufficio del pubblico ministero Antonia Pavan, titolare del fascicolo, negli ultimi giorni. A sfilare davanti al magistrato, che sta coordinando la maxi indagine condotta dalla Guardia di finanza, l’ex sindaco delle società di Maspero, il commercialista milanese Roberto Villa (difeso dall’avvocato comasco Massimo Di Marco), il fratello del principale indagato, Massimo Maspero 47 anni (difeso da un legale di Milano), accusato per aver ricoperto la carica di amministratore di un paio di società fallite ormai una decina di anni fa, e - ovviamente - Giovanni Maspero (difeso dall’avvocato Giuseppe Sassi).

Innanzitutto proprio Giovanni Maspero, nel corso del suo interrogatorio, ha tenuto a sollevare da colpe il fratello Maspero: «Lui con quello che è successo non c’entra nulla» ha detto. Ma anche l’ex sindaco di Prima Comunicazione srl, Prima Ricerca & Sviluppo srl e Theoria srl, ha cercato di spiegare al magistrato che il dissesto non è figlio di un tentativo di arricchimento personale. Tant’è che il patron con la passione della vela, che in passato ha fondato il team Joe Fly, con sede a Olgiate Comasco e che nel 2009 iscrisse la rinata “Azzurra” alla Louis Vuitton Trophy, finendo anche per battere il team New Zealand, si ritrova alle prese con un dissesto finanziario personale clamoroso, avendo - tra l’altro - dovuto svendere casa per cercare di ottenere un concordato che non è arrivato.

«Volevo salvare i posti di lavoro»

Sia Giovanni Maspero che il sindaco delle sue società, inoltre, hanno cercato di spiegare di aver cercato di affrontare le difficoltà finanziare andando a pesare sul fisco anche per evitare di ristrutturare le aziende, magari ricorrendo a misure quali il licenziamento.

Il fatto è che, così facendo, Maspero (almeno secondo fiamme gialle e Procura) ha collezionato qualcosa come cento (forse 120) milioni di debiti con l’erario. E che, di fronte a simili numeri, il fallimento fosse inevitabile.

Gli interrogatori di questi giorni sono il preludio alla probabile richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati. Il caso, dunque, presto approderà nell’aula del giudice delle udienze preliminari, con Maspero che - Codice alla mano - se tutti i capi d’imputazioni venissero confermati rischia fino a nove anni di carcere.

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