Gli agricoltori al Ringraziamento: «I cinghiali ci devastano il lavoro»

Olgiatese Ieri ad Appiano il grido d’allarme della categoria, legato anche al caro bolletta. «Gli ungulati sono il problema più grave, distruggono tutti i campi che vengono seminati»

L’emergenza cinghiali e il caro bolletta minacciano la tenuta del settore agricolo. Allarme risuonato con forza nella “Giornata del ringraziamento” svoltasi ieri ad Appiano Gentile, coordinata da Giuliana Gasparini, cui hanno partecipato diversi agricoltori e allevatori. Nell’Olgiatese a rischio chiusura quindici aziende agricole. Per resistere alla crisi alcune hanno dovuto, o dovranno ridimensionare l’attività.

E’ il caso, ad esempio, dell’Azienda agricola Cusini di Bulgarograsso: «Avevamo 180 capi; nell’ultimo periodo, con i costi di gestione e l’aumento delle materie prime, abbiamo dovuto vendere le vacche da latte (130) – spiega Gabriele Cusini – Siamo stati costretti a fare questa scelta anche perché ci hanno imposto adeguamenti che richiedono investimenti oggi non sostenibili. Abbiamo tenuto gli animali da allevamento e ci dedichiamo solamente alle coltivazioni. Vista l’annata siccitosa, avremmo dovuto spendere soldi anche per comprare il foraggio e sarebbe stato troppo oneroso, aggiunto agli altri rincari. Con le vacche da latte avremmo superato il costo di 5mila euro al mese di spese energetiche, contro 1.500 euro che pagavamo prima dei rialzi». Il fratello Marco aggiunge: «Rinuncia dolorosa, ma andava fatta perché non ci si stavamo più dentro. Tra cinghiali, caro bolletta, siccità che ha portato alle stelle i prezzi dei cereali e a pagare a peso d’oro il fieno, i costi di gestione sono aumentati in modo esponenziale. Vedere andare vie le nostre vacche è stato uno dei giorni più brutti della mia vita, ma è stata la scelta giusta da fare in questo momento».

Molto preoccupato anche il collega Fabrizio Rusconi con azienda agricola ad Appiano Gentile: «I cinghiali sono il problema più pesante, assolutamente da risolvere. E’ un disastro. Non si riesce più a seminare, devastano prati e campi coltivati. Non si arriva più a raccogliere il mais per i danni causati dai cinghiali e sono a rischio anche le semine autunnali-vernine. Da 50 capi che avevamo, ci siamo ridotti a 20».

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