Il funerale di Paola Greselin, investita mentre andava al lavoro in bici. Il marito: «Una donna dolcissima»

Rovello Porro Tante persone alla chiesa di Saronno per i funerali della donna investita e uccisa. La figlia Tamara: «Mamma era il nostro punto di riferimento, la sentiremo sempre con noi»

«Era un po’ la nostra Madre Teresa di Calcutta: sempre felice quando una famiglia veniva in anagrafe per registrare una nuova nascita, pronta a esprimere vicinanze ai parenti dei defunti, che in ogni occasione si dedicava con grande dedizione al proprio lavoro, giungendo sempre in sella alla sua bicicletta; nessuno di noi la dimenticherà mai».

Ai funerali che sono stati officiati ieri mattina, a Saronno, alla chiesa della Regina Pacis, è stato questo il commosso ricordo di Cristina Dosso , a lungo in Comune tra i colleghi di Paola Greselin, 62 anni, che da vent’anni lavorava all’ufficio anagrafe, recandosi in municipio da Saronno, dove viveva con la famiglia, percorrendo sempre la stessa strada. Lunedì scorso è stata travolta e uccisa da un’auto sulla strada provinciale 31, nel tratto tra Rovello e Saronno.

La commozione

Era spostata con Maged Nakhala, ieri mattina ancora sotto choc per la tragedia. «Era una persona dolcissima», l’ha ricordata il marito tra le lacrime con i tanti familiari e amici che ieri mattina hanno gremito la chiesa saronnese. «Mamma era il nostro punto di riferimento - è stato il toccante ricordo della figlia Tamara - è volata in cielo pedalando, una delle attività che la rendeva più felice perché la faceva sentire libera; non dimenticheremo mai bigliettini che era solita lasciarci, con i suoi consigli e suggerimenti; l’ameremo e la sentiremo per sempre vicina a tutti noi».

Il figlio Yasan, che ne ha ricordato la passione per la musica, al termine della cerimonia ha eseguito al piano la canzone “Stardust – polvere di stelle”, che era tra i brani preferiti dalla madre.

Commovente anche il ricordo di Laura, una delle tre sorelle di Paola, arrivata dagli Stati Uniti, per essere vicina agli altri familiari: «Cercava di rendere sempre tutti felici e pensava ogni volta agli altri prima a che a se stessa, con il suo costante impegno rappresenterà per sempre un esempio che non potremo mai dimenticare».

Il gonfalone del Comune

«Era la mia zia preferita - l’ha ricordata la nipote Elisa Ganzer – c’era sempre quando qualcuno aveva bisogno di lei, quando le dicevamo d’essere attenta in bicicletta, ci assicurava d’essere prudente; non riesco ancora a credere che non ci vedremo mai più».

Toccante l’omelia del parroco don Enrico Carulli, che ha sottolineato come solo nella grande fede di Paola, la comunità e i familiari possono cercare oggi una risposta all’angosciosa domanda di come possa essere capitata una tragedia così grande.

«All’apparenza timida e timorosa era in realtà una persona forte, determinata e decisa – l’ha ricordata dall’altare il sindaco Marco Volontè, presente insieme all’assessore Claudio Lattuada, portando in chiesa anche il gonfalone del Comune – ma aveva un cuore d’oro, il suo stile di vita è stata un’autentica espressione di autentica umanità; era un gigante di umanità e bontà. Le tante testimonianza di stima di stima e affetto che abbiamo ricevuto in questi giorni sono la più vera testimonianza di quanto rumore chiasso abbia in realtà fatto tra tutti i noi la sua silenziosa presenza».

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