Strage di alpinisti in Svizzera
«Io dovevo essere con papà»

Lorenzo Grigioni racconta gli ultimi contatti con il padre Andrea Grigioni, 45 anni, infermiere di Lurate Caccivio, morto assieme alla guida comasca Mario Castiglioni sull’Alta via tra Zermatt e Chamonix

«Sarei dovuto andare anch’io, ma poi non ho potuto partecipare a questo viaggio per impegni di studio». Anche Lorenzo Grigioni, 22 anni, ha sfiorato la tragedia della Haute Route in cui ha trovato la morte il padre Andrea, 45 anni, infermiere di Lurate Caccivio. Con lui hanno perso la vita i comaschi Mario Castiglioni e a sua moglie Kalina Damyanova, Betti Paolucci e la coppia Marcello Alberti e Gabriella Bernardi, questi ultimi di Bolzano. E ieri, nel tardo pomeriggio, la notizia di un altro decesso, quello di una donna di 42 anni di Parma, Francesca Von Felten.

«Papà era partito il 25 aprile e sarebbe dovuto tornare il primo maggio – racconta il figlio – Era un percorso a tappe, quella in cui sono stati sorpresi dalla tormenta era la penultima. C’eravamo sentiti sabato. Mi aveva mandato delle fotografie, poi ha detto che non ci saremmo sentiti l’indomani perché non c’era il Wi-fi e che avremmo ripreso i contatti appena fosse stato possibile».

Il giorno dopo, domenica pomeriggio, la famiglia Grigioni ha appreso della tragedia dal telegiornale. Poi le telefonate, fino a comprendere che Andrea Grigioni era morto.

«È stata una fatalità. C’era tanto vento alla fine della giornata che non si poteva vedere a due metri, ma Mario era sulla strada giusta perché si trovava a circa un centinaio di metri dal rifugio Vignettes»: è la testimonianza di chi era in Val d’Arolla il giorno della tragedia e aveva incrociato la comitiva di italiani guidata da Mario Castiglioni.

Le autorità svizzere hanno aperto un’inchiesta per fare luce su quanto accaduto, posto che probabilmente molti interrogativi rimarranno senza una risposta.

«Adesso ho capito che cos’è l’inferno» ha dichiarato l’unico sopravvissuto, Tommaso Piccioli.

Nel frattempo si susseguono i ricordi degli alpinisti scomparsi. «Non me l’aspettavo - ammette Luca Castiglioni, di ritorno da Sion, dove si trova tuttora la salma di suo fratello Mario -. È un affetto grande, che ci colpisce... Mi piace ricordarlo così: un fratello, un amico per le tante persone che lo hanno conosciuto, un padre...».

Sul quotidiano La Provincia in edicola giovedì 3 maggio, tre pagine speciali sulla tragedia in montagna

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