A 94 anni c’è chi aspetta ancora
Il vaccino? «Un fallimento totale»

Le storie degli anziani comaschi mai convocati - Qualcuno ha anche provato a rinnovare l’adesione: «Non è servito» - Le Acli: «Errori, ritardi e disservizi. Un sistema in tilt»

Como

Vaccinare dando precedenza alle persone più anziane, si era detto, perché sono quelle più a rischio. Questo doveva essere il piano, una volta protetti i sanitari e le Rsa. Ma non è andata così, ci sono ancora comaschi ben oltre i novant’anni che attendono ancora dalla Regione l’appuntamento per il vaccino. La telefonata non arriva mai.

«La mia matrigna ha 94 anni e aspetta ancora – racconta Sandro Tessuto, noto imprenditore tessile e presidente degli Amici di Como – peraltro ha dei problemi di salute. Abita in centro a Como. Abbiamo mandato subito l’adesione, abbiamo chiesto aiuto mille volte al medico di famiglia. Ma niente, silenzio totale dopo un mese e mezzo. Il sistema si è dimostrato incapace di difendere con puntualità perfino i più anziani con delle fragilità. È il massimo della disorganizzazione». Le convocazioni non arrivano, oppure l’interessato viene convocato in un centro vaccinale molto lontano, come hanno riferito in molti negli ultimi giorni. C’è un problema organizzativo evidente, ma non è l’unico: «No, per carità, il problema di fondo è europeo e riguarda la mancanza delle dosi – dice ancora Tessuto – A parità di tempo noi italiani abbiamo 500 morti al giorno di cui 100 in Lombardia, mentre in Inghilterra sono quasi tutti già vaccinati e si contano 17 vittime. Qualche domanda me la faccio. La differenza è sconfortante». Nel Comasco ad aspettare una chiamata ci sono migliaia di anziani.

«Qui a Como il vaccino lo aspettano in tanti, assicuro – racconta Mariuccia Marrone, pensionata comasca - Mio marito, 82 anni, ha fatto la richiesta il 15 febbraio. Medico e farmacista gli hanno suggerito di rimandarla e così abbiamo fatto il 10 di marzo. Attorno a noi nel quartiere amici e conoscenti sono nelle stesse condizioni. Persone di 85, 90, anche 92 anni. Tutti nel buio totale. Speriamo non abbiano perso le nostre domande nei meandri del sistema».

«Mia mamma ha 89 anni, aspettiamo anche noi – racconta la comasca Ivana Montini – ho sentito tante promesse, ma ancora l’appuntamento non si vede». Segnalazioni come questa in città sono numerose. Tant’è che le Acli di Como in una nota denunciano la scarsa organizzazione e i ritardi nella gestione della campagna. «La nostra preoccupazione - afferma il presidente Emanuele Cantaluppi - è rivolta in particolare agli anziani ed a quelle categorie di cittadini che rivestono condizioni di maggior fragilità, in quanto, in un momento già critico per la presenza della terza ondata, si sperava in una vaccinazione rapida, come promessa. Invece i comaschi si sono dovuti confrontare con un sistema di prenotazioni in tilt, con convocazioni mai arrivate o appuntamenti dati a chilometri di distanza. La Lombardia, prima in Italia per numero di decessi, aveva inizialmente la percentuale di dosi di vaccino somministrate tra gli ultimi posti».

«Consapevoli della complessità della gestione della campagna vaccinale – scrive Cantaluppi - perché la catena funzioni occorre togliere gli incagli burocratici, snellire e facilitare i percorsi territoriali e le vie preferenziali per una vaccinazione che deve svolgersi rapidamente». Le Acli «a fronte dei ripetuti errori, dei ritardi e dei disservizi chiedono alla Regione e all’Ats Insubria, enti che rivendicano l’eccellenza del sistema sanitario lombardo, un’assunzione di responsabilità».

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