«A Como troppi contagi
e chiusure inevitabili
vaccini, basta ritardi»

Intervista a Letizia Moratti, v icepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia, in carica dall’ 8 gennaio scorso

Definisce «scelta dolorosa» quella di chiudere le scuole e, sulle misure restrittive per il Comasco dice che «il tasso di incidenza è di 287,4 su 100mila abitanti, ben al di sopra del limite di 250» e che l’obiettivo è «evitare che divampi un incendio». L’ assessore al Welfare Letizia Moratti non si nasconde dietro ai problemi dei vaccini agli over 80 e assicura che «non ci saranno più inconvenienti».

Tutta la provincia di Como in zona arancio rafforzata. Perché non avete scelto provvedimenti mirati visto che ci sono Comuni a contagi zero?

Non bisogna ragionare sui Comuni, ma sui territori. Il virus non rispetta i confini comunali. Ci sono zone che in questo momento sono sotto pressione dal punto di vista della diffusione del contagio e, senza cedere ad allarmismi, il Comasco potrebbe essere uno di questi. La strategia che stiamo adottando è di intervenire in modo mirato, contenendo e mitigando, per evitare che dai focolai divampi un incendio come la scorsa primavera.

Quali sono i dati per i quali la situazione è così critica nel Comasco?

Negli ultimi 7 giorni la provincia di Como ha avuto 1.722 casi positivi pari ad un tasso di incidenza di 287,4, ben al di sopra dei 250 su 100mila abitanti.

C’è la prospettiva reale da lunedì di diventare “zona rossa”?

La commissione indicatori regionale monitora lo scenario epidemiologico, analogamente – come ogni settimana – la cabina di regia nazionale valuterà lo scenario regionale complessivo. È necessario aspettare entrambe le valutazioni per una verifica puntuale delle misure da adottare. Non si possono azzardare previsioni e anticipare decisioni. Il tema è delicatissimo e va affrontato con la massima cautela e responsabilità.

Ci sono, invece, ipotesi di zona rossa solo nel fine settimana?

Non al momento. Stiamo monitorando costantemente la situazione e il suo evolversi ed eventualmente decideremo di conseguenza.

La zona arancione rinforzata di fatto chiude le scuole, ma consente le visite (una al giorno) a parenti e amici. Genitori e sindacati si lamentano, soprattutto per la gestione dei più piccoli.

Non c’erano alternative?

Capisco benissimo, le scuole sono importantissime. Sono un luogo di formazione più che mai

fondamentale in una società della conoscenza come la nostra, e mi piange il cuore prendere decisioni che sottraggono i più giovani a questi momenti di apprendimento e socialità in presenza, solo parzialmente mitigati con la didattica a distanza. Però, a volte, bisogna compiere scelte dolorose. Per le visite private ribadiamo l’appello a mantenere alta la guardia, evitandole se possibile, e comunque attenendosi alle principali regole di prevenzione come uso della mascherina e distanziamento. Con la vaccinazione del personale scolastico a partire da lunedì e poi con quella dell’intera popolazione, speriamo di metterci velocemente alle spalle questo virus. I sacrifici di oggi devo essere visti in questo senso, per darci un futuro.

In alcune aree critiche avete aumentato le vaccinazioni a più fasce della popolazione. Su Como non è previsto?

Per ora no, ma non escludiamo di prendere provvedimenti in base alle valutazioni e, soprattutto, alla disponibilità dei vaccini.

Come Regione avete fatto pressing per la zona gialla. Vista la situazione attuale e gli affollamenti del weekend, crede sia stato un errore?

No, non abbiamo fatto pressing per passare in zona gialla per decisione politica a dispetto dei

dati, ma per una più attenta valutazione di questi su basi tecnico scientifiche. Non bisogna, poi, dimenticare che siamo di fronte a una crisi che è allo stesso tempo sanitaria, sociale ed economica, e quindi se si aprono delle finestre per dare un po’ di respiro a settori particolarmente colpiti, credo che sia mio dovere adoperarmi perché questo avvenga, sempre se i dati epidemiologici lo consentono. Dobbiamo però non abusarne e sprecarle, non dobbiamo mai dimenticare le note regole per proteggersi e di distanziamento sociale. Non dimentichiamo poi che in situazioni definite e critiche abbiamo provveduto ad inasprimenti con zone arancioni rafforzate. Sempre per consentire di vivere e lavorare normalmente laddove non ci sono problemi.

Sms per i vaccini agli anziani, un disastro. Come è stato possibile? E come rimediate?

Mi dispiace per gli inconvenienti che si sono creati con l’invio degli sms, il sistema ha avuto dei problemi innegabili a cui stiamo cercando di porre rimedio velocemente. Proprio per non vanificare il grande lavoro organizzativo che stanno facendo Bertolaso, i dirigenti sanitari e la struttura del Welfare, abbiamo deciso di aderire alla proposta di Poste Italiane per la fase di vaccinazione massiva e di utilizzare gratuitamente la loro piattaforma che prevede quattro diverse possibilità di adesione e prenotazione: portale, call center, uffici postali e postini. E quattro opzioni di date per la prenotazione.

Se il sistema per gli over 80 ha avuto questi problemi, perché replicarlo con gli insegnanti

Dobbiamo fare una distinzione: il portale non ha avuto problemi nella fase di adesione alla vaccinazione per gli over 80, ma solo con alcune prenotazioni e con l’invio degli sms. Per le scuole abbiamo gli elenchi forniti dal Ministero che saranno precaricati e dovrebbero consentire una gestione più fluida.

Sulla campagna vaccinale come procederete?

Guido Bertolaso ha parlato dei lavoratori dopo gli over 80. È una linea, questa, che condivide?

Bertolaso ha fatto una proposta, di considerare che la crisi non è solo sanitaria, ma anche sociale ed economica. Però sono decisioni che verranno prese collettivamente in sede di Conferenza Stato-Regioni. Così come è stata presa la decisione di vaccinare docenti e non docenti delle scuole. Nell’immediato futuro si aprirà la fase della vaccinazione delle categorie fragili subito dopo gli over 80. Il problema è la disponibilità dei vaccini. Se ne avessimo a sufficienza non saremmo costretti a darci delle priorità, a scegliere delle categorie.

Asst Lariana è di fatto da sola a gestire ospedali questi e vaccinazioni, non hanno personale e sono in difficoltà. Si può fare qualcosa?

Asst Lariana non verrà lasciata da sola, il reclutamento di personale, avviato a fine gennaio e tutt’ora in corso, è attentamente seguito da Ats Insubria, alla quale sono state ad oggi assegnate le seguenti risorse: 15 operatori sanitari provenienti dal bando della Protezione civile, 68 operatori sanitari dal bando regionale. Di questi operatori una parte verrà inoltrata da Ats Insubria ad Asst Lariana a breve, contemperando i fabbisogni di tutto il territorio

Si è discusso, con prese di posizione trasversale , del cambio rispetto alla riforma Maroni sulle Ats con il ritorno alla separazione tra Como e Varese. L’obiettivo finale è il ritorno da sola di Como? In che tempi?

L’argomento della pianificazione territoriale non è ancora stato approfondito con conclusioni

meritevoli di anticipazioni. La rivisitazione della legge 23 sarà affrontata successivamente al

consolidamento della campagna vaccinale che al momento costituisce un’emergenza assoluta.

Nell’ultimo anno si è riscontrata poca trasparenza sui dati relativi ai singoli territori. Non crede che su questi temi tutto dovrebbe essere pubblico?

Sì, credo che sia fondamentale in un Paese democratico che le istituzioni forniscano dati certi e leggibili, tanto più in un momento di grande difficoltà come quello che stiamo affrontando.

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