Addio a Luigi Fagetti
L’avvocato che sognava
una Como migliore

Tra i massimi esperti italiani di diritto valutario aveva lavorato a lungo con l’amico Antonio Spallino. Fu anche editorialista per L’Ordine e per la Provincia

È mancato nella sua casa a metà collina l’avvocato Luigi Fagetti, 87 anni, «un uomo come non ne esistono più», per citare la definizione che lui stesso cucì, il giorno della sua scomparsa, addosso ad Angelo Spallino, altro comasco di quella genia irripetibile di giovani che, con ruoli diversi e passioni comuni, contribuirono alla realizzazione della nuova Italia del secondo dopoguerra.

Fagetti se n’è andato un po’ all’improvviso «lucido e sereno per le conseguenze di un male mai rivelatosi se non all’ultimo - per dirla con suo figlio Stefano, che ne ha seguito le orme professionali -, con la consapevolezza di chi ha vissuto intensamente e all’insegna dei valori più nobili».

L’amicizia con Spallino

Nato nel settembre del 1933, laureato nel 1956 in Cattolica a Milano, l’avvocato Fagetti legò fin dall’inizio la sua professione a questa città, che amava moltissimo. Cominciò lavorando nello studio di Lorenzo Spallino, avvocato sì ma anche senatore, diventando poi socio e amico del figlio Antonio, mai dimenticato sindaco. Scelse nuove strade professionali nel 1987, quando aprì lo studio in cui lo avrebbero poi affiancato il figlio e molti altri colleghi, e nel quale ha continuato a lavorare fino a pochi giorni fa.

Avvocato civilista, specializzato nel diritto di impresa e nel diritto bancario, tra i massimi esperti italiani di diritto valutario, era in realtà un uomo dalla personalità molto poliedrica, un uomo buono e generoso, «una grande persona», per dirla con un altro Spallino, l’avvocato, ed ex assessore, Lorenzo: «Nel 1995, in occasione del conferimento dell’Abbondino d’oro, papà ricordò ai presenti in consiglio comunale che solo grazie a Luigi Fagetti gli era stato possibile fare il sindaco per 15 anni. Senza Luigi in studio, disse, non sarebbe stato possibile. L’avvocato Fagetti, che era in aula vicino a me, non se l’aspettava e si commosse. Ne ricordo ancora gli occhi arrossati. Fu l’attimo in cui ne compresi pienamente la grande umanità...».

Le sue “Finestre di città”

Amava la letteratura, amava la storia, amava la scrittura, il giornalismo, cui si dedicò per lunghi anni - sia pure nei ritagli del tempo che la professione gli concedeva -, collaborando prima a L’Ordine (che ospitò la scrittura un po’ sperimentale dei suoi “reportage urbani” giovanili, anni ’50), quindi a La Provincia, in tempi più recenti al Corriere di Como, e ancora come opinionista ed editorialista ad Espansione Tv. Presidente dell’associazione ex alunni del Collegio Gallio, riuscì a dare alle stampe, ormai sette anni fa, un volume edito da Nodolibri al quale teneva moltissimo. Si intitolava, si intitola “Finestre di città, la Como che ho vissuto e la Como che vorrei”, un compendio di tanti suoi scritti - risalenti a epoche diverse - che davvero oggi può considerarsi una sorta di testamento spirituale, a partire da quel suo reiterato e molto accorato appello a fare squadra, a lavorare insieme per costruire un altro domani: «Le bellezze di Como (potremmo dire la “grande bellezza”) e le virtù dei comaschi sono arcinote - scriveva -; e fanno sì che chi è comasco (ma anche chi non lo è, ma a Como ci vive) si senta orgoglioso per una identità e appartenenza a questo territorio e al suo lago. Como si porta dietro una notorietà e un apprezzamento universali per gli accadimenti (“le cose”: natura, storia, arte) che vi si trovano, non sempre con pieno merito della sua gente, talvolta non sufficientemente attenta e sensibile alla ricchezza e straordinarietà dei valori dei quali è custode. I comaschi di oggi, la classe dirigente che ci governa, il contesto socio economico nel quale ci muoviamo e dunque le sue dinamiche, esprimono con poche eccezioni la realtà di una città in letargo, se non in declino (...) ».

Oggi, davvero, bisognerà che anche Fagetti sia ricordato per quello che è stato, uno tra gli ultimi figli di una comunità che, non solo con il lavoro, ha saputo ricostruire una nazione.

I funerali sono in programma giovedì pomeriggio al Crocifisso. Orario ancora da stabilire.
S. Fer.

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