Ats bocciata sul virus: via da Varese
«Si ritorni a una sanità comasca»

Il consiglio comunale approva una mozione che smonta la riforma voluta da Maroni

Como

Via da Varese. Il capoluogo, a maggioranza, chiede il ritorno all’Asl di Como. La pandemia ha messo in luce le difficoltà della sanità lombarda e la mancanza, nel nostro territorio, di riferimenti vicini in grado di dare risposte rapide.

La lista dei problemi è lunga: tra marzo e maggio erano del tutto assenti tamponi e mascherine, ad ottobre sono saltati i tracciamenti, test e servizi sono sempre stati più numerosi e puntuali nel Varesotto rispetto al Comasco, i centralini dell’Ats Insubria non rispondevano ai cittadini, e spesso nemmeno ai medici. E così il consiglio comunale di Como, unendo una identica mozione presentata dal gruppo di Forza Italia e dal gruppo della Lega, ha chiesto l’istituzione di una Ats Lariana separata dall’attuale Ats Insubria di Varese.

Il sindaco Mario Landriscina non avrà remore «a presentare i nostri desiderata a chi di dovere ribadendo di nuovo le posizioni dei comaschi in Regione». Il primo cittadino ha fatto sapere che siede ad un tavolo insieme a tante altre amministrazioni lombarde per l’avvio della riforma della legge sanitaria a cui il Pirellone già lavora, ma su cui non ci sono ancora linee precise.

La mozione nella seduta di lunedì sera è stata votata dalla maggioranza in maniera compatta. La minoranza “Rapinese sindaco” ha votato a favore dopo aver scritto e fatto passare un emendamento più vincolante, mentre le altre minoranze si sono in parte astenute e in parte sono uscite dall’aula. Perché, hanno spiegato per esempio i gruppi del Pd, di Svolta Civica e di Civitas, la riforma della legge sanitaria e le odierne Ats sono state pensate e volute dall’ex presidente Roberto Maroni e quindi dalla Lega e dal centro destra. Le stesse forze che ora chiedono un passo indietro. I vertici delle Ats per giunta sono stati nominati da questi stessi partiti.

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