Auto ferme, l’aria mai così pulita
Precipitano i valori degli inquinanti

Coronavirus, lo smog fa registrare minimi storici anche nelle zone della città più trafficate - Ma gli esperti invitano alla prudenza: «Bisogna considerare anche la produzione industriale e il meteo»

L’aria ai tempi del coronavirus è di colpo diventata più pulita.

Senza le auto e i tubi di scappamento il pm10 è crollato, rispetto all’inizio dell’anno la concentrazione di tutti gli inquinanti è calata in maniera decisa. La centralina di Como in viale Cattaneo, che fa spesso registrare picchi ben oltre le soglie consentite dalla legge, è scesa a qualche decina di microgrammi di particolato per metro cubo d’aria.

E non è un fatto che riguarda solo la città. A metà gennaio, prima dunque dei decreti volti a limitare gli spostamenti e il contagio del virus, Cantù e Erba registravano rispettivamente 99 e 91 microgrammi di pm10 nell’aria. Non è nemmeno un calo dovuto alle condizioni meteo. Queste giornate da molto tempo senza pioggia e senza vento sono state molto favorevoli all’accumulo degli inquinanti.

Certo è vero che all’inizio dell’anno le temperature erano più fredde e i riscaldamenti andavano con più forza, oggi però le caldaie non sono ancora spente e negli ultimi giorni il clima si è irrigidito. Ancora, non è un calo che vale solo per il pm10. Succede lo stesso anche per il pm 2,5, un particolato più sottile e più temibile che negli ultimi quindici giorni ha toccato minimi storici.

Dati più positivi anche per il biossido di azoto, che a gennaio (nella fascia serale dalle 17 fino alle 21 circa) era sempre superiore ad un centinaio di microgrammi per metro cubo. Ora invece ai medesimi orari siamo intorno alla decina. È noto come il biossido di azoto tra gli inquinanti risponda più rapidamente degli altri alle variazioni delle emissioni essendo prodotto da tutti i processi di combustione, traffico compreso.

Bisogna poi sottolineare come l’inizio del 2020 sia stato piuttosto arioso, non troppo denso di smog. Basti dire che in passato, ad esempio nel 2017, a gennaio la colonnina di viale Cattaneo aveva toccato i 213 microgrammi di pm10. Un record.

Comunque secondo l’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, è presto per trarre conclusioni. «Occorre prima analizzare più a fondo i flussi di traffico – si legge in una nota - la produzione industriale e le variazioni della meteorologia. Qualunque valutazione svolta senza approfondimenti sarebbe solo di tipo qualitativo e non, invece, di natura quantitativa e metodica».

Anche Legambiente invita a non essere superficiali e a non legare con troppa facilità la quarantena necessaria per contrastare il coronavirus con il miglioramento della qualità dell’aria. I numeri però sembrano lampanti, e anche la nostra percezione della qualità dell’aria va in quella direzione.

In ultimo è interessante ricordare un appello lanciato dai massimi specialisti di medicina comaschi a metà gennaio. In quei giorni l’aria era davvero cattiva a Como. Soprattutto secondo gli pneumologi lo smog era responsabile di un numero molto alto di pazienti ricoverati negli ospedali con polmoniti e connesse complicazioni. Il numero di malati di polmoniti, poi, purtroppo, è andato aumentando per altre tristi ragioni.

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