Avvocato di Como accusa De Niro
«Ha copiato la mia sceneggiatura»

A processo per truffa l’agente italiano della star Usa. Il motivo? Un cortometraggio realizzato per la campagna di Hillary Clinton. Storia (e dialoghi) identici a quelli del plot italiano

È in corso a Roma in questi giorni un processo per truffa istruito nei confronti di Danilo Mattei, ex caratterista attivo a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta e conosciuto per essere agente, in Italia, di Robert De Niro.

La vicenda che lo riguarda coinvolge da vicino l’avvocato comasco Tommaso Scutari e la sceneggiatrice milanese Stefania Rossella Grassi, che insieme, oltre ad avere girato il corto “Preludio” (interpretato da Alessandro Haber e realizzato per la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, lo scorso novembre), firmarono nel 2015 anche la sceneggiatura di “Un uomo in frac”, il plot al centro di questo caso giudiziario. La parte dell’attore protagonista fu offerta proprio a De Niro, per il tramite del suo staff. Ma mesi di scambi di mail e di comunicazioni con i vertici di Tribeca - la casa di produzione della star americana - non valsero a nulla, se non ad arrendersi il giorno in cui a Grassi e a Scutari parve evidente che il loro progetto era stato scartato.

La sorpresa venne di lì a poche settimane: in occasione della campagna elettorale per le presidenziali Usa 2016, De Niro produsse e interpretò un “corto” intitolato “Ellis”, firmato dallo sceneggiatore Eric Roth (premio Oscar per Forrest Gump). Girato per sostenere la candidatura di Hillary Clinton, “Ellis” sembrava in realtà il film dei due amici italiani, la storia del tentativo di un migrante di raggiungere gli States, del suo arrivo a Ellis Island - l’isola al largo di Manhattan che per decenni rappresentò la porta girevole dei destini delle migliaia di europei che tentavano la fortuna oltre oceano - del suo ritorno, del suo commiato.

Proiettato nell’ambito di un numero imprecisato di convention democratiche e di incontri pubblici qua e là dal Vermont a Saint Louis, “Ellis” è sparito dalla circolazione subito dopo che Stefania Rossella Grassi ha promosso la causa per plagio. Netflix, Youtube, il sito ufficiale di Tribeca, tutte le piattaforme sulle quali era stato fino a quel momento disponibile, lo hanno eliminato, mentre l’entourage di De Niro - che da allora minaccia querele per diffamazione - definiva «assurda e calunniosa» l’idea che la star avesse potuto fornire a uno del calibro di Roth la sceneggiatura di una sconosciuta attrice italiana. Intanto, però, la similitudini, financo nei dialoghi, «sono - per dirla con l’avvocato Scutari - impressionanti». Ottenere soddisfazione - se un giudice dovesse mai ritenerla meritata - non sarà una passeggiata. Per il momento il processo riguarda soltanto una parte della faccenda. Ecco cosa scriveva la procura della Repubblica capitolina chiedendo il rinvio a giudizio di Mattei: «Dopo aver convinto Grassi di essere amico dell’attore De Niro, con il falso pretesto di doversi recare a New York per avviare una trattativa con De Niro e pervenire a un contratto con quest’ultimo per la realizzazione di un film tratto dall’opera “L’Uomo in Frac”, di proprietà di Grassi Stefania, induceva in errore questa in relazione alla buona riuscita dell’affare e la convinceva a comprare in suo favore un biglietto andata-ritorno per un trasporto aereo da Milano a New York e a versare in proprio favore la somma complessiva di euro 4.300,00, producendo così un danno patrimoniale a quella con proprio profitto ingiusto». Si torna in aula a maggio.

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