«Basta lockdown, vogliamo vivere»
Fuga a 14 anni, trovate il giorno dopo

Como: due amiche scappano di casa, i carabinieri le intercettano la mattina seguente. Compagne di classe, hanno scritto ai genitori: «Il Covid ci ha stancate, rivogliamo gli amici»

«Questa situazione ci ha stancate. Vogliamo vivere». Se non letteralmente, il senso del messaggio con cui due ragazze di 14 anni hanno annunciato ai rispettivi genitori la decisione di fuggire di casa, è esattamente questo: l’esasperazione per la didattica a distanza, la vita chiuse in camera a causa del lockdown, gli anni più spensierati cancellati dall’emergenza sanitaria. Una situazione che, assicurano i carabinieri (che hanno cercato per un pomeriggio intero e poi per tutta una notte le due ragazze, ritrovate la mattina dopo), non può essere liquidata come un caso isolato, ma considerata un campanello d’allarme.

La fuga

Protagoniste della fuga, durata poco più di 24 ore, due compagne di classe, due amiche entrambe quattordicenni: una residente in città, l’altra in un comune della cintura urbana. A scoprire la fuga, in entrambi i casi, sono stati i papà. Uno di loro, di ritorno dal lavoro, ha aperto la stanza della figlia convinta di trovarla davanti al computer per la lezione a distanza, ma ha trovato la camera vuota e una pagina di word aperta sul desktop, con un messaggio indirizzato ai genitori: «Mi sono stancata di non poter vedere i miei amici. Me ne vado».

L’altro padre ha ricevuto invece un messaggio via messenger: «Voglio vivere, abbi fiducia in me». Prima di andare dai carabinieri a fare denuncia, le due famiglie hanno iniziato un giro di messaggi e telefonate con la scuola e i compagni di classe, convinti comunque che la fuga sarebbe terminata alla fine della mattina. E invece, quando nel pomeriggio hanno capito che le figlie non sarebbero rientrate, hanno deciso di presentarsi dai carabinieri.

I militari delle stazioni di Albate e di Lurate Caccivio hanno così cominciato ad attivare tutti i canali disponibili per rintracciarle, iniziando dalla posizione dei telefoni cellulari, che però le due ragazze hanno tenuto praticamente sempre spenti. Salvo accenderne uno, verso sera: agganciava la cella di Cantù. I carabinieri del nucleo radiomobile della compagnia hanno iniziato a pattugliare le strade canturine, ma senza successo.

Nel frattempo gli investigatori hanno cominciato a contattare uno a uno tutti i compagni di classe e gli amici delle due ragazze. La segnalazione decisiva per ritrovarle è arrivata la mattina successiva (ieri) quando un ragazzo ha rivelato: le ho viste in zona Villa Guardia. I carabinieri le hanno ritrovate a Maccio, non lontane dal santuario.

Il ritrovamento

Accompagnate in caserma, qui hanno potuto riabbracciare i genitori. I quali, superato lo spavento, hanno mostrato di non aver apprezzato la bravata delle ragazze.

Ai carabinieri hanno detto che volevano andare a Milano, senza però riuscirci. E che avevano anche una mezza idea di andare in Liguria. Salvo aver girato per la giornata intera tra Como, Cantù e Villa Guardia. Hanno anche riferito di aver trascorso la notte all’aperto, in un parco in zona Camerlata, ma gli inquirenti sospettano che non sia così: forse un amico le ha ospitate per la notte, ma per non creargli problemi le due ragazze avrebbero deciso di non “tradirlo”. In ogni caso, fortunatamente, la fuga è finita bene.

Il problema è che quanto avvenuto è un vero e proprio campanello d’allarme: sempre più ragazzi comaschi denunciano segnali di fatica emotiva di fronte alla lontananza da scuola e dagli amici e di fronte a un’emergenza che sta indelebilmente segnando la vita a un’intera generazione.

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