Camerlata, la stazione?
«Un incubo per i ciechi»

Il nuovo scalo unico un labirinto di insidie per chi ha disabilità. Indicazioni contraddittorie, ostacoli, e guasti. «I problemi sono tantissimi»

La targhetta in braille, posizionata “strategicamente” all’inizio del corrimano dove parte la scala in discesa verso quelli che sono i treni in arrivo dello Stato (punto pericoloso per un vedente, figuriamoci per chi non lo è) indica la direzione da seguire per raggiungere il binario numero 4. Nello stesso punto, altri cartelli gialli e neri segnalano che per quella via si va invece al binario 1 e 2. Una volta scesi dalle scale, raggiunta la banchina, sbuca un inatteso cartello per un binario 5 che parrebbe non esistere.

Questa è solo una delle molte segnalazioni raccolte ieri mattina fuori e dentro la nuova stazione unica di Camerlata nel corso del sopralluogo dei rappresentanti dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti, accompagnati da un tecnico del Comune e dalla consigliera del Pd, Patrizia Lissi. Presente anche l’assessore ai Servizi sociali Angela Corengia.

Le problematiche

Ad aprire le danze, all’esterno della stazione, nell’area di parcheggio su via Scalabrini che «è di proprietà di Ferrovie Nord e in concessione al Comune», ha detto l’ingegnere del Comune Loris Molteni, sono state le parole di Domenico Cataldo e di Gianluca Casalino, della sezione di Como dell’Uici, componenti del gruppo autonomia e mobilità che ha proprio il compito di verificare la presenza o meno di barriere architettoniche. «I problemi iniziano subito da qui, da questo parcheggio – hanno detto – Dalla pensilina del bus, in via Scalabrini, ad arrivare alla stazione (una cinquantina di metri non di più, ndr) bisogna fare lo slalom tra le auto».

Anche tra buche che assomigliano a crateri e tra automobilisti che tanta pazienza non ne hanno nel passare tra quegli spazi comunque stretti. Non esiste un marciapiede, non esiste una corsia preferenziale per disabili e, anche una volta giunti sani e salvi in stazione, sul fronte di via Scalabrini non esiste una mappa sensoriale che possa istruire la persona non vedente. E siamo solo all’inizio del tour. Perché sullo sfondo già si stagliano due ascensori, «uno che funziona, l’altro spesso no», e sul selciato non compare la banda sensoriale gialla che dovrebbe avvisare il non vedente che poco oltre inizia la scala. Qui la caduta viene spesso evitata grazie al preziosissimo aiuto del cane che accompagna i disabili.

Problemi che compaio anche dove non dovrebbero, come nel camminamento che unisce i binari delle Ferrovie Nord alla parte nuova dove transitano i treni dello Stato in quella che è diventata la stazione unica. «Qui rischio la vita tutti i giorni – dice un non vedente che guida il tour – I monopattini e le biciclette sfrecciano a grande velocità», per fortuna “sgridati” dall’abbaiare del cane. Ed arriviamo al punto “capolavoro”: quello dei tre cartelli che indicano contemporaneamente tre cose diverse, il binario 4, 1 e 2. Con la targhetta in braille posizionata sull’orlo della scala in ripida discesa e con una pavimentazione che potrebbe far la concorrenza, per scivolosità, al palazzetto del ghiaccio.

Nota a margine: nel tempo della visita in stazione, prima una coppia, poi un ragazzo da solo e infine un gruppo di stranieri ci hanno chiesto informazioni sui binari perché non riuscivano a capire da dove e come partire in direzione di Milano. Segno che evidentemente le indicazioni non sono il massimo anche per i vedenti.

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